Un nuovo modello matematico offre interessanti spunti sulla possibile composizione al di sotto della superficie ghiacciata di Plutone, il celebre pianeta nano del nostro sistema solare. In particolare, il cuore di Plutone, noto come Sputnik Planitia, si distingue nettamente dal resto del pianeta per le sue caratteristiche uniche.
Quando nel luglio del 2015 la sonda New Horizons ha sorvolato Plutone, ha catturato numerose immagini della superficie, permettendo ai ricercatori di analizzare le crepe e i rilievi presenti in Sputnik Planitia. Attraverso queste osservazioni è stato possibile elaborare un modello ipotetico dell’oceano sepolto al di sotto della superficie ghiacciata.
Secondo le stime del team di ricerca, al di sotto dello strato di ghiaccio di azoto di Plutone si potrebbe trovare uno strato di ghiaccio d’acqua con uno spessore compreso tra i 40 e gli 80 chilometri. Questo strato di ghiaccio svolge un ruolo fondamentale nel mantenere liquido l’oceano sottostante, impedendone il congelamento.
È interessante notare che la salinità di questo ipotetico oceano sarebbe al massimo dell’8 percento superiore a quella dell’acqua di mare terrestre, risultando simile alla densità del Grande Lago Salato dello Utah. Tale scenario è frutto di modellazioni che tengono conto delle molte incertezze ancora presenti riguardo a Plutone.
Secondo l’autore dello studio, Alex Nguyen della Washington University di St. Louis, esiste una sorta di “zona di Goldilocks” in cui la densità e lo spessore dello strato di ghiaccio sono ottimali per mantenere stabile l’oceano sottostante.
Prima dell’arrivo della sonda New Horizons su Plutone, l’idea di un oceano sepolto sotto la superficie del pianeta nano sembrava alquanto improbabile, considerando le dimensioni ridotte di Plutone e la sua distanza dal Sole. Tuttavia, secondo Nguyen, una grande collisione avvenuta miliardi di anni fa potrebbe aver generato l’oceano, mentre le interazioni gravitazionali con la sua luna Caronte potrebbero contribuire a mantenerlo liquido.
Il lavoro scientifico, pubblicato sulla rivista Icarus, mette in luce come le composizioni chimiche e le dinamiche geologiche siano fondamentali per spiegare la sopravvivenza di un oceano su un mondo così freddo come Plutone.
Links: