Negli ultimi decenni, la scoperta di migliaia di esopianeti ha arricchito il nostro bagaglio di conoscenze sul cosmo, mentre il numero di pianeti noti nel nostro Sistema Solare è rimasto costantemente fissato a otto. Tuttavia, l’entusiasmante ricerca potrebbe non essere ancora giunta al termine. Un gruppo di esperti afferma di aver raccolto le prove più solide fino ad oggi riguardo all’esistenza del misterioso Pianeta 9, il quale potrebbe essere in agguato nel vasto spazio cosmico, al di là dell’orbita di Nettuno.
Scoperta del Pianeta 9
- Nel 2015, due scienziati del Caltech hanno presentato delle evidenze che sei oggetti situati oltre l’orbita di Nettuno fossero disposti in modo tale da suggerire l’influenza gravitazionale di un corpo celeste di considerevole massa.
- Nonostante le incertezze iniziali e le possibili distorsioni statistiche, il team di ricerca è convinto che tali oggetti siano mossi dall’attrazione di un corpo celeste di dimensioni significative al di là dell’orbita di Nettuno.
In un recente studio, i ricercatori hanno analizzato con attenzione una serie di oggetti instabili che attraversano l’orbita di Nettuno, scoprendo che il punto di orbita più vicino al Sole di tali corpi celesti si colloca approssimativamente tra le 15 e le 30 unità astronomiche (UA), dove un’UA rappresenta la distanza tra il Sole e la Terra. Attraverso simulazioni dettagliate, il team ha constatato che l’inclusione di un pianeta massiccio al di là della regione di Nettuno spiega in modo più accurato la stabilità delle orbite di tali oggetti rispetto alle simulazioni in cui il Pianeta 9 non è considerato.
Ipotesi sull’origine del Pianeta 9
- Nonostante l’interesse suscitato da queste scoperte, la posizione precisa in cui potrebbe trovarsi il presunto Pianeta 9 rimane ancora un enigma.
- Esistono infatti altre teorie che cercano di spiegare le orbite insolite degli oggetti transnettuniani.
Un altro gruppo di studiosi ipotizza che tali fenomeni possano essere il risultato di un incontro ravvicinato avvenuto miliardi di anni fa, quando una stella si è avvicinata al nostro Sole. Attraverso migliaia di simulazioni, è emerso che un incontro con una stella leggermente più piccola del Sole potrebbe aver plasmato il Sistema Solare esterno in modo sorprendentemente simile a come lo conosciamo oggi.
Studio sull’incontro ravvicinato
- Il co-autore dell’articolo sull’incontro ravvicinato, Amith Govind, ha spiegato che la stella simulata, leggermente più leggera del Sole e con una massa di circa 0,8 masse solari, si sarebbe avvicinata al nostro Sole a una distanza di circa 16,5 miliardi di chilometri, corrispondente a circa 110 volte la distanza Terra-Sole e a poco meno di quattro volte la distanza tra Nettuno, il pianeta più esterno, e il Sole.
La prossima fase di esplorazione, che vedrà l’avvio operativo dell’Osservatorio Vera Rubin, si preannuncia entusiasmante e promette di offrire importanti contributi alla comprensione dei misteri che avvolgono le regioni più remote del nostro sistema solare. Le dinamiche descritte, insieme alle altre evidenze raccolte sul Pianeta 9, saranno sottoposte a rigorosi test, aprendo la strada a nuove scoperte e approfondimenti.
Conclusioni e Pubblicazioni
- Lo studio sul Pianeta 9 è stato pubblicato su The Astrophysical Journal Letters.
- La ricerca sull’incontro ravvicinato è apparsa su Nature Astronomy.
Questo costituisce un importante passo avanti nella nostra comprensione dell’universo e dei suoi segreti più profondi.
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