Profondità dell’Oceano Artico: Tesori Nascosti e Sfide Ecologiche

Esplorazione scientifica e biodiversità nel mare artico profondo

Artico Deep Sea: Un Tesoro di Biodiversità e Risorse Economiche

L’Oceano Artico, con i suoi diversificati habitat e le vaste riserve di petrolio, gas e minerali, si trova ad affrontare rischi ecologici a causa dell’interesse commerciale in crescita. È fondamentale potenziare la cooperazione globale e condurre approfondite ricerche scientifiche per proteggere gli ecosistemi unici di questa regione.

Ricchezza Sottomarina dell’Artico e Preoccupazioni Ecologiche

Le profonde acque artiche nascondono immense riserve di petrolio, gas naturale e altre preziose risorse come terre rare e metalli. Il cambiamento climatico, con il suo effetto sullo scioglimento dei ghiacci, rende più accessibili tali risorse, creando opportunità economiche rilevanti ma anche seri rischi per l’ambiente.

Uno studio recente pubblicato su Elementa ha evidenziato la straordinaria diversità di habitat e specie presenti nell’Oceano Artico, molte delle quali ancora poco conosciute. I ricercatori hanno esaminato 75.000 set di dati relativi a 2.637 specie del mare profondo, sottolineando l’urgente necessità di approfondire le ricerche e intensificare la cooperazione internazionale per proteggere questo delicato ecosistema di fronte alle crescenti pressioni economiche.

Esplorazione Scientifica e Approfondimenti Ecologici

Le stime indicano che il mare profondo artico potrebbe contenere fino al 13% delle riserve globali di petrolio non ancora scoperte e il 30% delle riserve di gas naturale, attirando sempre più attenzione politica ed economica. Oltre ai combustibili fossili, la regione è ricca di risorse come terre rare e metalli. Il commercio globale si sta espandendo con nuove rotte di navigazione attraverso l’Artico, mentre cresce l’interesse per il turismo artico.

Tuttavia, la Prof.ssa Dr. Angelika Brandt dell’Istituto di Ricerca Senckenberg e Museo di Storia Naturale di Francoforte mette in guardia sulle conseguenze ecologiche: il cambiamento climatico e il progressivo scioglimento del ghiaccio marino stanno agevolando l’esplorazione dell’Oceano Artico, ma comportano anche gravi rischi per l’ambiente. Nonostante i significativi progressi compiuti nella comprensione dell’ecosistema artico grazie alle nuove tecnologie e infrastrutture, persistono importanti lacune nella conoscenza delle comunità del mare profondo che abitano il fondale marino, come evidenziato dal recente studio.

Stella fragile (Ophiocten gracilis)
La specie di stella fragile Ophiocten gracilis è stata trovata a profondità di oltre 1.000 metri durante una spedizione del Polarstern tra l’Atlantico settentrionale e l’Oceano Artico.
Lydia A. Schmidt/Senckenberg

Vita Bentonica Artica Rivelata

Sotto la guida della Dr.ssa Eva Ramirez-Llodra e di Heidi K. Meyer dell’Istituto di Ricerca Marina di Bergen, Norvegia, i ricercatori del Senckenberg Dr. Hanieh Saeedi, Prof.ssa Dr. Angelika Brandt, Prof.ssa Dr. Saskia Brix e altri sette ricercatori, insieme a ricercatori dell’Istituto Alfred Wegener (AWI) e un team internazionale, hanno condotto uno studio approfondito sugli organismi bentonici presenti nell’Oceano Artico.

Per questo studio, sono stati esaminati 75.404 set di dati relativi a 2.637 diverse specie del mare profondo provenienti da varie fonti, inclusi database accessibili al pubblico, strutture informative e letteratura scientifica non digitalizzata. La ricerca si è concentrata sull’area a nord del 66° parallelo nord e al di sotto di una profondità di 500 metri. Gli Artropodi, che includono isopodi e copepodi, sono risultati essere i più frequenti con 21.405 risultati, seguiti da anellidi e spugne. I molluschi, invece, superano gli altri in termini di ricchezza di specie.

Importanza dei Dati e della Collaborazione Internazionale

La compilazione di mappe degli habitat ha evidenziato la vasta varietà di strutture geomorfologiche presenti nell’Artico, dalle canyon sottomarini alle pendici continentali, dai monti sottomarini alle formazioni biologicamente generate come le estese barriere coralline delle acque fredde. Oltre alla digitalizzazione dei dati del mare profondo e alla loro pubblicazione in database accessibili, sono stati raccolti, verificati e analizzati nuovi dati, dimostrando che l’Oceano Artico ospita una ricca diversità di organismi.

Collegando i diversi gruppi faunistici alle diverse aree geomorfologiche, il team di ricerca ha identificato regioni con carenze di dati, veri e propri vuoti informativi. La collaborazione intergenerazionale nel contesto del Decennio degli Oceani delle Nazioni Unite e la cooperazione internazionale con esperti del mare profondo e l’AWI sono stati fondamentali per questo studio. È evidente che il mare profondo dell’Oceano Artico è molto più ricco di vita e variegato di quanto si pensasse in passato. Tuttavia, è necessaria un’intensa rete di cooperazione internazionale e un monitoraggio attivo degli ambienti e delle comunità faunistiche per comprendere appieno la struttura e il funzionamento dell’ecosistema artico e garantire la sua conservazione, particolarmente importante nell’emisfero settentrionale.

Specialmente considerando gli interessi economici e politici in crescita, la mancanza di dati sulla biodiversità bentonica, soprattutto nei bacini profondi del centro dell’Oceano Artico, rappresenta una sfida significativa per l’implementazione di misure di gestione e conservazione robuste.

Riferimento: L’immagine emergente di un variegato fondale marino profondo dell’Oceano Artico: dagli habitat agli ecosistemi di Eva Ramirez-Llodra, Heidi K. Meyer, Bodil A. Bluhm, Saskia Brix, Angelika Brandt, Jennifer Dannheim, Rachel V. Downey, Hrönn Egilsdóttir, Mari Heggernes Eilertsen, Sylvie M. Gaudron, Anna Gebruk, Alexey Golikov, Christiane Hasemann, Ana Hilario, Lis Lindal Jørgensen, Stefanie Kaiser, Severin A. Korfhage, Karlotta Kürzel, Anne-Nina Lörz, Pål Buhl-Mortensen, Steinunn H. Olafsdóttir, Dieter Piepenburg, Autun Purser, Pedro A. Ribeiro, Arunima Sen, Thomas Soltwedel, Tanja Stratmann, Jan Steger, Jörundur Svavarsson, Anne Helene S. Tandberg, James Taylor, Franziska I. Theising, Carolin Uhlir, Rhian G. Waller, Joana R. Xavier, Irina Zhulay e Hanieh Saaedi, 4 ottobre 2024, Elementa: Scienza dell’Antropocene. DOI: 10.1525/elementa.2023.00140