Insetti che combattono l’inquinamento: i bruchi del tenebrione minore keniota degradano il polistirolo

Una scoperta rivoluzionaria nella lotta contro la plastica

Una scoperta entusiasmante è stata fatta nella lotta contro l’inquinamento da plastica: i bruchi dei tenebrionidi sono in grado di consumare polistirolo. Questo li unisce a un piccolo gruppo di insetti capaci di smaltire la plastica inquinante. È la prima volta che viene scoperto un insetto nativo dell’Africa con questa capacità.

Il polistirolo, noto anche come polistirene, è un materiale plastico ampiamente utilizzato nell’imballaggio alimentare, elettronico e industriale. È noto per la sua resistenza e la difficoltà nel riciclarlo. I tradizionali metodi di riciclaggio, come il trattamento chimico e termico, sono costosi e possono generare inquinanti. Questo ha spinto i ricercatori a esplorare soluzioni biologiche per gestire questo tipo di rifiuto persistente.

Il team di scienziati del Centro Internazionale di Fisiologia e Ecologia degli Insetti ha scoperto che i bruchi del tenebrione minore keniota possono rosicchiare il polistirolo e ospitare batteri nel loro intestino che aiutano a smaltire il materiale. Il tenebrione minore è la forma larvale del coleottero tenebrionide Alphitobius, con un periodo larvale che dura tra 8 e 10 settimane.

Questi insetti si trovano principalmente negli allevamenti di pollame, dove le condizioni calde offrono un costante apporto di cibo, favorendo la loro crescita e riproduzione. Anche se originari dell’Africa, i tenebrioni minori sono diffusi in molti paesi del mondo. La specie identificata nello studio potrebbe essere una sottospecie del genere Alphitobius, ma ulteriori indagini sono in corso per confermare questa ipotesi.

scarabeo tenebrionide
Un esempio di un adulto scarabeo tenebrionide, Alphitobius diaperinus.
Udo Schmidt/Wikimedia Commons/CC BY-SA 2.0

Lo studio ha analizzato anche i batteri intestinali degli insetti per identificare le comunità batteriche coinvolte nel processo di degradazione della plastica. In alcuni paesi africani, i livelli di inquinamento da plastica sono critici, a causa dell’alto tasso di importazione di prodotti in plastica e della mancanza di riciclaggio.

Studiando questi “mangiatori di plastica” naturali, si spera di sviluppare nuovi strumenti per gestire in modo più efficiente i rifiuti di plastica. Piuttosto che rilasciare un gran numero di insetti nei siti di rifiuti, si potrebbero utilizzare i microbi e gli enzimi prodotti nelle fabbriche, nelle discariche e nei siti di pulizia per affrontare i rifiuti di plastica su larga scala.

Nei test condotti, i bruchi sono stati alimentati con polistirolo, crusca o una combinazione dei due. È emerso che i bruchi alimentati con la dieta polistirolo-crusca hanno avuto tassi di sopravvivenza più elevati rispetto a quelli alimentati solo con polistirolo. Hanno anche consumato il polistirolo in modo più efficiente, sottolineando l’importanza di una dieta equilibrata per ottimizzare la degradazione della plastica.

I bruchi alimentati con la dieta polistirolo-crusca sono stati in grado di degradare circa l’11,7% del polistirolo nel periodo di prova. L’analisi dell’intestino ha rivelato significativi cambiamenti nella composizione batterica a seconda della dieta, con la presenza di batteri capaci di adattarsi a vari ambienti e degradare sostanze complesse.

Queste scoperte supportano l’ipotesi che l’intestino di certi insetti possa consentire la degradazione della plastica grazie ai batteri che producono enzimi degradanti. Questo apre la strada a potenziali soluzioni per affrontare l’inquinamento da plastica su larga scala.

La ricerca si concentra su insetti nativi dell’Africa, offrendo nuove prospettive per affrontare l’inquinamento da plastica in contesti africani. Studi futuri potrebbero isolare ceppi batterici specifici coinvolti nella degradazione del polistirolo e valutare la produzione su larga scala degli enzimi coinvolti.

La capacità del tenebrione minore keniota di consumare polistirolo suggerisce un potenziale ruolo nella riduzione naturale dei rifiuti di plastica, specialmente per tipi resistenti ai tradizionali metodi di riciclaggio. Ulteriori ricerche potrebbero esplorare nuove applicazioni per la gestione dei rifiuti e garantire la sicurezza degli insetti e della biomassa prodotta.

La ricerca su questi insetti potrebbe portare a soluzioni innovative per affrontare l’inquinamento da plastica su larga scala, offrendo speranza per un futuro più sostenibile.

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