I segreti dell’avorio vichingo: incontri tra culture artiche

Nuove scoperte sull'origine e il commercio dell'avorio di tricheco vichingo

Colombo non fu il primo europeo a raggiungere le Americhe, come sappiamo già da tempo. I vichinghi, ad esempio, erano presenti a Terranova ben 1.000 anni fa, ma le loro attività in quel periodo sono sempre state avvolte dal mistero. Tuttavia, una recente analisi condotta su antichi manufatti in avorio di tricheco ha gettato nuova luce su questo enigma.

Attraverso lo studio del DNA contenuto in oltre 30 oggetti raccolti lungo le rotte vichinghe atlantiche e l’utilizzo di tecniche di archeologia sperimentale, i ricercatori sono riusciti a risalire alle precise fonti delle popolazioni di trichechi nell’Artico e a tracciare con precisione il percorso dell’avorio verso l’Europa.

Un cranio di tricheco con zanne attaccate
I Vichinghi avrebbero trasportato pacchetti di avorio in Europa in questo modo. Carino(?)
Mikkel Høegh-Post, Museo di Storia Naturale di Danimarca

Peter Jordan, professore di archeologia all’Università di Lund e uno degli autori dello studio, ha dichiarato: “Ciò che ci ha sorpreso è che gran parte dell’avorio di tricheco esportato in Europa proveniva da luoghi di caccia estremamente remoti situati nelle profondità dell’Artico. In passato si pensava che i norreni cacciassero trichechi solo vicino ai loro insediamenti principali nel sud-ovest della Groenlandia, ma ora emerge un quadro diverso.”

Secondo Jordan, i norreni della Groenlandia, con lineamenti facciali europei, abiti di lana e imbarcazioni in legno, cacciavano trichechi con lance a punta di ferro. Dall’altra parte, i Tuniit e gli Inuit Thule, che i vichinghi probabilmente incontravano durante i loro viaggi di caccia, avevano lineamenti più asiatici, abiti di pelliccia adatti al clima rigido e cacciavano trichechi con arpioni sofisticati dalle loro imbarcazioni kayak e umiak.

Questi incontri tra culture così diverse avvenivano in un contesto straordinario, tra i vasti paesaggi artici, e probabilmente coinvolgevano curiosità, fascino ed eccitazione, favorendo interazioni sociali e possibili scambi.

Per confermare la plausibilità di queste ipotesi, il team ha ripercorso le rotte di commercio e caccia dei vichinghi, viaggiando verso nord su imbarcazioni norvegesi per comprendere meglio le sfide e le dinamiche di quei tempi.

Greer Jarrett, ricercatore dottorale all’Università di Lund, ha spiegato che i cacciatori di trichechi partivano dagli insediamenti norreni non appena il ghiaccio marino si ritirava, affrontando condizioni estreme e una finestra stagionale ristretta per cacciare, processare e conservare le pelli e l’avorio prima che i mari si gelassero nuovamente.

La ricerca suggerisce che la crescente domanda di avorio di tricheco in Europa e le difficili condizioni artiche abbiano spinto i vichinghi a passare dalla caccia solitaria al commercio con gli Inuit. Questo studio rivela una storia affascinante sugli incontri precoci tra europei e nordamericani, offrendo nuove prospettive su quei tempi lontani.

Tuttavia, i ricercatori sottolineano che c’è ancora molto da scoprire per comprendere appieno queste interazioni e motivazioni, specialmente da una prospettiva più indigena e meno eurocentrica. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Advances.

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