Recenti scoperte sull’influenza aviaria nel latte crudo
Recentemente, esperimenti condotti presso l’Università di Stanford hanno rivelato che il virus H1N1, responsabile dell’influenza stagionale, potrebbe rimanere infettivo nel latte crudo anche dopo diversi giorni dalla sua contaminazione. Questo solleva serie preoccupazioni riguardo alla possibile diffusione dell’influenza aviaria, nota anche come ‘bird flu’.
Dettagli degli esperimenti condotti
I ricercatori hanno infettato una partita di latte crudo con il virus H1N1 e lo hanno mantenuto a una temperatura standard di 4 °C, scoprendo che il patogeno impiegava circa 2,3 giorni per ridurre del 99 percento la sua infettività. In modo allarmante, una piccola frazione delle particelle virali rimaneva trasmissibile per fino a cinque giorni. Considerando che la durata consigliata del latte crudo refrigerato è di cinque a sette giorni, ciò significa che anche in condizioni ideali il latte contenente il virus potrebbe trasmettere l’influenza a un consumatore.
Importanza della pastorizzazione del latte
Fortunatamente, la pastorizzazione del latte risolve efficacemente questa minaccia. Riscaldando il latte infetto a 63 °C per 30 minuti, i ricercatori sono riusciti a inattivare con successo il virus dell’influenza A infettivo. Secondo l’ingegnere ambientale Alexandria Boehm di Stanford, questo sottolinea l’importanza della pastorizzazione del latte nel prevenire la trasmissione dell’influenza aviaria attraverso il consumo di latte crudo.
Conclusioni e avvertimenti per la salute pubblica
In conclusione, la pastorizzazione del latte rimane un’importante misura di sicurezza per prevenire la trasmissione di virus influenzali attraverso il consumo di latte crudo. Lo studio condotto dall’Università di Stanford, pubblicato su Environmental Science & Technology Letters, fornisce importanti informazioni per affrontare questa minaccia alla salute pubblica.
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