Al centro della Via Lattea si trova un imponente buco nero chiamato Sagittarius A*. Questo mastodontico buco nero, distante circa 27.000 anni luce dalla Terra, ha un diametro di 23,5 milioni di chilometri.
Recentemente, un gruppo di astronomi guidato da Florian Peißker dell’Università di Colonia, in Germania, ha fatto una scoperta senza precedenti: hanno individuato un sistema binario di stelle che orbita attorno a Sagittarius A*. Questo sistema, noto come D9, è stato oggetto di uno studio pubblicato su Nature Communications, che ha illuminato l’ambiente estremo al centro della nostra galassia, la Via Lattea, e ha contribuito a risolvere un antico enigma cosmico riguardante il movimento delle stelle nello spazio.
- Un sistema binario di stelle è costituito semplicemente da due stelle che ruotano attorno una all’altra.
- Contrariamente al nostro Sole, che non fa parte di un sistema binario, la maggior parte delle stelle della Via Lattea sono singole, ma una parte significativa è coinvolta in sistemi binari o multipli.
Le stelle più massicce sono più inclini a formare coppie. Gli astronomi trovano estremamente utili i sistemi binari di stelle poiché forniscono una vasta quantità di informazioni attraverso il loro movimento. Ad esempio, la velocità e la distanza delle orbite permettono di determinare le masse delle stelle, mentre per una stella singola la massa viene generalmente calcolata in base alla sua luminosità.
La scoperta di un sistema binario di stelle vicino a un buco nero supermassiccio
Sebbene fosse stata prevista dagli scienziati in passato, è stata un’impresa tecnica di notevole complessità. Gli astronomi non possono semplicemente osservare direttamente il sistema a causa della sua distanza. Hanno quindi utilizzato il Very Large Telescope dell’Osservatorio Europeo Meridionale per misurare lo spostamento della luce stellare, noto come effetto Doppler, rivelando così l’orbita delle stelle.
- Grazie alle informazioni ricavate, è stato possibile calcolare che il sistema stellare in questione ha circa 2,7 milioni di anni, suggerendo che le stelle si sono formate molto tempo fa e potrebbero non essere originarie delle vicinanze del buco nero.
Il fatto che le stelle binarie contengano una grande quantità di informazioni ha permesso agli astronomi di comprendere meglio l’ambiente estremo attorno al buco nero supermassiccio. Questa scoperta fornisce indizi preziosi sulla capacità dei buchi neri di influenzare le stelle nella loro orbita, contribuendo così a svelare i misteri che li circondano.
Il sistema scoperto dagli astronomi
In cui due stelle orbitano attorno a un buco nero, è un fenomeno comune nell’universo. Analogamente alla Luna che orbita attorno alla Terra, e la Terra e la Luna che orbitano attorno al Sole, la gravità può determinare orbite complesse coinvolgendo più corpi celesti.
- Questa complessità è stata affrontata anche nel libro e nella serie Netflix “Il Problema dei Tre Corpi“, che esplora le conseguenze di sistemi multipli in orbita.
La stabilità di tali sistemi dipende dalla distanza tra i corpi coinvolti: nel caso della Terra, della Luna e del Sole, la vicinanza tra Terra e Luna garantisce una stabilità che potrebbe non essere presente in sistemi più complessi.
Un aspetto affascinante emerso da questa scoperta
È la possibile spiegazione delle stelle ad ipervelocità, un enigma cosmico che ha intrigato gli scienziati. Si è ipotizzato che queste stelle, che viaggiano a velocità straordinarie attraverso la galassia, potrebbero essere il risultato di sistemi binari che hanno interagito con un buco nero supermassiccio, causando l’espulsione di una delle stelle.
- Questa teoria, supportata da calcoli teorici e osservazioni, potrebbe fornire una spiegazione plausibile per le stelle ad ipervelocità.
La ricerca di stelle binarie attorno al buco nero supermassiccio potrebbe offrire ulteriori conferme a questa teoria e contribuire a una maggiore comprensione dei meccanismi che regolano il movimento delle stelle nell’universo. L’importanza di questa scoperta risiede nel suo contributo alla risoluzione di un enigma cosmico e nel suo potenziale per aprire nuove prospettive sulla natura dei buchi neri e dei sistemi stellari ad essi associati.
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