Il mistero dei vulcani di Io svelato: scoperte della sonda Juno della NASA

Un viaggio ravvicinato alla luna vulcanica di Giove e le implicazioni per la comprensione planetaria

La sonda Juno della NASA ha effettuato diversi sorvoli della piccola luna vulcanica Io tra dicembre 2023 e febbraio 2024, rappresentando il passaggio più ravvicinato degli ultimi decenni. Questi sorvoli hanno consentito agli scienziati di acquisire la migliore comprensione finora disponibile riguardo a ciò che alimenta questa affascinante luna. Situata in prossimità di Giove, Io è uno dei pochi luoghi nel Sistema Solare ad ospitare vulcani attivi che eruttano lava in modo spettacolare.

Orbita di Io attorno a Giove

Essendo la luna più grande e vicina a Giove, Io orbita attorno al gigante gassoso in un percorso ellittico, completando un giro ogni 42,5 ore. La sua vicinanza a Giove e la risonanza con le altre grandi lune del pianeta la sottopongono a forze gravitazionali intense, che la deformano e la tirano in modo unico nel suo genere.

Scoperta del vulcanismo di Io

Il vulcanismo di Io è stato scoperto per la prima volta grazie alla sonda Voyager 1 nel lontano 1979 da Linda Morabito del Jet Propulsion Laboratory della NASA. Da allora, gli scienziati planetari si sono interrogati su come i vulcani di Io fossero alimentati dalla lava sotto la sua superficie.

Deformabilità di Io e il mistero dell’oceano di magma

Scott Bolton, investigatore principale di Juno presso il Southwest Research Institute di San Antonio, ha sottolineato che la deformabilità di Io potrebbe essere dovuta alla presenza di un oceano liquido sotto la sua crosta gialla ricoperta di zolfo. Questo costante flessionamento genererebbe un’energia immensa, capace di fondere porzioni dell’interno di Io.

Scoperta di Juno e implicazioni per la comprensione planetaria

Le osservazioni di Juno miravano proprio a chiarire questo mistero. Se Io possiede un oceano di magma globale, ci si aspettava che la sua deformazione mareale fosse significativamente maggiore rispetto a un corpo più solido. I dati raccolti da Juno, combinati con le osservazioni precedenti, hanno suggerito che i vulcani di Io non sono alimentati da un oceano di magma globale, ma che la luna è molto più solida di quanto si pensasse.

Implicazioni della scoperta di Juno

Questa scoperta ha implicazioni significative non solo per le lune ghiacciate come Europa ed Encelado, ma anche per mondi più distanti. Ryan Park, co-investigatore di Juno e supervisore del Gruppo di Dinamica del Sistema Solare al JPL, ha sottolineato che la comprensione delle forze mareali su Io potrebbe portare a una riconsiderazione della formazione e dell’evoluzione planetaria non solo delle lune del Sistema Solare, ma anche di esopianeti e super-Terre.

Conclusione

Lo studio, presentato alla riunione annuale dell’American Geophysical Union e pubblicato sulla rivista Nature, rappresenta un importante passo avanti nella comprensione dei processi geologici e planetari che plasmano i mondi del nostro Sistema Solare e oltre.

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