La missione Juno rivela i misteri dei satelliti di Giove: scoperte straordinarie su Io

Grazie al JIRAM, gli scienziati italiani e la NASA svelano dettagli inediti sui laghi di lava e l’attività vulcanica del satellite più vicino a Giove.

Giove è in qualche modo collegato al nostro paese da quando Galileo Galilei osservò per la prima volta i suoi satelliti, usando il suo telescopio, e oggi un nuovo dispositivo sta rafforzando questo antico vincolo fra gli italiani e il pianeta gassoso. Recentemente, la missione Juno della NASA, l’agenzia spaziale americana, ha sorvolato alcuni satelliti di Giove, con l’intento di svelarne alcuni misteri. Tra i satelliti più enigmatici in assoluto c’è Io, di cui abbiamo ottenuto immagini più dettagliate solo qualche settimana fa. Io è il satellite di Giove più vicino al suo pianeta ed è noto anche per avere una grande attività vulcanica, che rendeva difficile studiarne efficacemente la superficie per via dei fumi e dei detriti emessi dalle sue eruzioni. Per ovviare a questo problema, la sonda Juno dispone di un particolare strumento, fornito dall’Agenzia spaziale italiana, il JIRAM. Acronimo di Jovian Infrared Auroral Mapper.

Questo dispositivo riesce a sfruttare la luce infrarossa emessa dallo stesso pianeta gassoso, per studiare la superficie dei satelliti vulcanici come Io, ed è stato utilizzato anche per analizzare alcuni misteriosi punti caldi della loro superficie, che si sono rivelati dei laghi di lava. “L’alta risoluzione spaziale delle immagini infrarosse di JIRAM, combinata con la posizione favorevole di Giunone durante i sorvoli, ha rivelato che l’intera superficie di Io è coperta da laghi di lava contenuti in strutture simili a caldere“, ha affermato Alessandro Mura, tra gli scienziati che lavorano per l’Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma, che sta collaborando con la NASA. “Nella regione della superficie di Io in cui disponiamo dei dati più completi, stimiamo che circa il 3% sia coperto da uno di questi laghi di lava fusa.” La scoperta di questi laghi è stata da poco pubblicata sulla rivista Communications Earth & Environment e fra i principali suoi autori c’è proprio Mura. Il JIRAM ha anche permesso agli astronomi di comprendere la tipologia di vulcanismo presente su Io, che ricorda moltissimo le eruzioni hawaiane. Esse formano dei dischi concentrici, che si espandono e che presentano una lava molto viscosa e povera di gas. “La crosta del satellite è costretta a rompersi contro le pareti dei vulcani, formando il tipico anello visto nei laghi di lava hawaiani” ha chiarito Mura. “Le pareti delle caldere sono probabilmente alte centinaia di metri, il che spiega perché generalmente non si osserva la fuoriuscita di magma e perché essa si muove sotto la superficie della luna“. In attesa di ulteriori sorvoli di Juno, gli astronomi sono ancora impegnati nell’elaborare i dati provenienti dai sorvoli precedenti, consapevoli che ulteriori straordinarie notizie possono arrivare da un momento a un altro.

Fonte:

https://phys.org/news/2024-06-nasa-juno-probe-lava-lakes.html