Un recente articolo pubblicato su Nature ha svelato la presenza di un nuovo gruppo di antichi umani, i Juluren, che vivevano accanto all’Homo sapiens nell’Asia orientale oltre 100.000 anni fa. Questi antichi umani, cugini dei Denisovani e dei Neanderthal, avevano cervelli eccezionalmente grandi e probabilmente cacciavano cavalli in piccoli gruppi.
Il paleoantropologo Xiujie Wu dell’Accademia cinese delle scienze (CAS) e l’antropologo Christopher Bae dell’Università delle Hawaii hanno battezzato questo nuovo gruppo Homo juluensis, il cui nome significa “persone dalla testa grande”. Questi antichi ominidi presentano un mosaico di tratti che li differenzia dagli Homo sapiens, Neanderthal, Denisovani e Homo erectus.
Secondo Wu e Bae, i fossili dei Juluren rappresentano una nuova forma di ominide con un cervello di dimensioni notevoli, suggerendo una miscela di antenati provenienti da diversi gruppi di ominidi che abitavano l’Asia tra 300.000 e 50.000 anni fa.
Il dibattito scientifico si è acceso intorno a questa scoperta, con l’antropologo John Hawks che ha definito il lavoro di Bae e Wu “provocatorio“. Hawks ha sottolineato che il record fossile umano in Asia è più diversificato di quanto si pensasse in precedenza, con varie specie di ominidi che popolavano la regione.
La complessità dell’albero genealogico umano è emersa sempre di più negli ultimi decenni, con la scoperta di nuove specie come l’Homo floresiensis, l’Homo luzonensis e i Denisovani. L’introduzione dell’Homo juluensis da parte di Wu e Bae si inserisce in questo contesto di scoperte sempre più intricate.
Il fossile di Hualongdong, in Cina, trovato nel 2023, rappresenta un ulteriore enigma per gli scienziati, poiché non corrisponde a nessuna specie conosciuta di ominide. Questo esempio dimostra la complessità dell’evoluzione umana nell’Asia orientale e la necessità di rivedere le nostre interpretazioni dei modelli evolutivi alla luce delle nuove scoperte fossili.
Il commento di Wu e Bae, pubblicato su Nature Communications, getta nuova luce sulla diversità e la complessità degli ominidi che popolavano l’Asia orientale, spingendo la comunità scientifica a riconsiderare e adattare le teorie evolutive esistenti.
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