Una stella morta, il Pulsar del Granchio, emette impulsi di luce radio verso la Terra da una rete luminosa che si espande da un’epica esplosione. All’interno di questi impulsi radio si nasconde un segnale misterioso noto come motivo a zebra, che ha confuso gli astronomi per anni. Questo motivo appare come una strana disposizione di bande di lunghezza d’onda, simile alle striature a zig-zag di una zebra, e non ha paragoni nello spazio.
Gli scienziati hanno cercato di spiegare questo enigma sin dalla sua scoperta quasi due decenni fa. Recentemente, l’astrofisico teorico Mikhail Medvedev dell’Università del Kansas ha proposto una soluzione. Secondo Medvedev, il motivo a zebra è generato da un fenomeno di interferenza dovuto alla diffrazione della luce da diverse densità di plasma all’interno della magnetosfera del pulsar.
Il Pulsar del Granchio è il residuo frenetico di una supernova avvenuta circa 6.200 anni fa, che ha prodotto una stella di neutroni. Questi oggetti ultradensi racchiudono una massa enorme in una sfera di soli 20 chilometri di diametro. Il pulsar emette getti di onde radio dai suoi poli mentre ruota a velocità incredibili, apparendo come un faro che pulsa circa 30 volte al secondo.
Il motivo a zebra, scoperto solo nel 2007, è un enigma luminoso che si distingue per la sua unicità. Medvedev ha sviluppato un modello basato sull’ottica ondulatoria per spiegare questo comportamento strano del pulsar. Il modello ha dimostrato che le interazioni tra il plasma e il campo magnetico del pulsar generano un motivo di interferenza per diffrazione che ricorda le striature a zig-zag di una zebra.
Questo modello potrebbe essere un nuovo strumento per misurare la densità di plasma all’interno delle magnetosfere dei pulsar e di altri ambienti estremi. Anche se il Pulsar del Granchio è unico, ci sono altri pulsar e ambienti dove questo modello potrebbe essere applicato, ampliando la nostra comprensione di questi fenomeni cosmici.
La ricerca di Medvedev è stata pubblicata su Physical Review Letters e potrebbe aprire nuove prospettive per lo studio dei pulsar, in particolare quelli giovani ed energetici, contribuendo così alla nostra conoscenza dell’universo.
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