Il 2024 è stato un anno record per le infezioni da dengue, con un aumento significativo dei casi registrati in tutto il mondo. Secondo un nuovo studio presentato di recente all’Annual Meeting dell’American Society of Tropical Medicine and Hygiene, il cambiamento climatico potrebbe essere responsabile del 19 percento del carico globale attuale di dengue, con la possibilità che questa percentuale possa salire fino al 60 percento se non verranno adottate misure efficaci per contrastare il riscaldamento globale.
La dengue è una malattia virale trasmessa dalle punture di zanzara, che può causare sintomi gravi come shock e sanguinamento interno, con conseguenze potenzialmente fatali per circa una persona su 20. Non esistono trattamenti specifici per la malattia, il che rende ancora più preoccupante l’aumento dei casi di dengue segnalati nel corso dell’anno.
Le Americhe in particolare hanno registrato un significativo incremento di casi di dengue, con quasi 12 milioni di casi segnalati fino ad ora nel 2024, rispetto ai 4,6 milioni registrati nell’intero anno precedente.
Lo studio condotto da un team di ricercatori ha esaminato i dati sull’incidenza della dengue e sulle variazioni climatiche in 21 paesi dell’Asia e delle Americhe. I risultati hanno evidenziato una chiara correlazione tra l’aumento delle temperature e il numero di infezioni da dengue. Secondo la dottoressa Erin Mordecai, ecologa delle malattie infettive e autrice principale dello studio, le zanzare portatrici di dengue rilasciano più virus con l’aumento delle temperature, situandosi in un intervallo ottimale tra i 20°C e i 29°C.
Sebbene altri fattori come le precipitazioni, i tipi di virus in circolazione e fattori socio-economici possano contribuire agli scoppio delle epidemie di dengue, l’aumento delle temperature risulta essere uno dei principali fattori di rischio. Il team di ricerca ha anche valutato come la situazione potrebbe evolversi in futuro, evidenziando che in alcuni paesi come Messico e Brasile, il numero di infezioni potrebbe aumentare fino al 150-200 percento nei prossimi decenni senza interventi adeguati.
A livello globale, l’aumento potrebbe arrivare fino al 60 percento, con una riduzione al 40 percento in uno scenario di modellizzazione climatica più ottimistico, caratterizzato da significative riduzioni delle emissioni di carbonio. Tuttavia, i ricercatori ritengono che tali previsioni potrebbero essere sottostimate, in particolare per i paesi con dati limitati sulla dengue, come alcune regioni dell’Africa subsahariana e del Sud Asia.
È interessante notare che, nonostante la dengue non sia mai stata un problema negli Stati Uniti continentali, sono stati osservati focolai in territori come Porto Rico, Florida e California. Con l’aumento delle temperature in alcune parti degli Stati Uniti, è probabile che il numero di infezioni locali possa aumentare, anche se è ancora presto per valutare l’impatto su scala globale, come sottolineato dalla dottoressa Mordecai.
Questi importanti risultati sono stati presentati il 16 novembre all’Annual Meeting dell’American Society of Tropical Medicine and Hygiene, evidenziando la necessità di affrontare con urgenza il legame tra cambiamento climatico e diffusione della dengue per prevenire future epidemie e proteggere la salute pubblica.
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