Nel 1903, i fratelli Wright compirono il primo volo umano sostenuto, facendo decollare il primo aeroplano sopra Kitty Hawk, North Carolina, per un impressionante periodo di 12 secondi. Questo evento segnò un importante traguardo nell’evoluzione dell’aviazione. Tuttavia, la storia dell’uomo che tentò di volare risale a tempi ancora più antichi.
Prima del volo dei fratelli Wright, il 21 novembre 1783, a Parigi, Francia, si verificò il primo volo in mongolfiera, un’altra tappa significativa nella storia dell’aeronautica. Tuttavia, esistono racconti di tentativi di volo ancor più remoti, sebbene non siano considerati i primi voli umani riusciti. Uno di questi episodi, avvenuto nell’undicesimo secolo d.C., coinvolse un monaco coraggioso ma sfortunato.
Intorno al 1000-1010 d.C., secondo quanto riportato dallo storico Lynn White Jr, Eilmer di Malmesbury, Inghilterra, compì un volo che sarebbe entrato a far parte della storia. Questo avvenimento è stato tramandato attraverso i secoli grazie ai resoconti storici, tra cui quello del dodicesimo secolo redatto da William di Malmesbury.
William di Malmesbury, storico del dodicesimo secolo, menzionò Eilmer in relazione all’apparizione della cometa di Halley nell’aprile 1066. Durante questo evento celeste, che spesso era associato a presagi e cambiamenti, William raccontò un aneddoto su Eilmer, un uomo colto e audace per i suoi tempi.
Eilmer, ispirato dalla leggenda di Dedalo, si costruì delle ali fissandole alle mani e ai piedi, con l’intento di volare. Questo equipaggiamento rudimentale, composto probabilmente da ali rigide di dimensioni considerevoli, gli consentì di librarsi in aria per una distanza superiore a quella di un furlong, pari a circa 201 metri.
Anche se non esistono rappresentazioni dettagliate delle ali utilizzate da Eilmer, si suppone che fossero simili a quelle di un uccello, progettate per planare anziché per il battito. Tuttavia, nonostante il suo coraggio e la sua determinazione, Eilmer non riuscì a mantenere il volo per molto tempo. La forza della gravità e le condizioni atmosferiche avverse lo fecero precipitare, causandogli gravi lesioni alle gambe che lo resero zoppo per il resto della vita.
Nonostante la fama che lo circondò per gran parte del Medioevo, il contributo di Eilmer alla storia dell’aviazione è stato in gran parte dimenticato nel corso dei secoli. La sua vicenda ci ricorda l’importanza di considerare tutti gli aspetti tecnici e pratici quando si intraprende un’impresa così audace come il volo umano.
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