Gli animali dimostrano una maggiore propensione a consumare frutta fermentata di quanto si pensasse inizialmente, sottolineando l’attrattiva dell’etanolo per molte creature con cui condividiamo il pianeta. In particolare, le specie che fanno della frutta o del nettare una parte significativa della loro dieta sono più inclini a concedersi un “bicchierino” ogni tanto. Questo comportamento non è esclusivo degli esseri umani, ma è diffuso anche nel regno animale.
Le storie di animali che si ubriacano consumando frutta fermentata sono spesso oggetto di racconti divertenti, sebbene, se veritiere, potrebbero comportare rischi. Per lungo tempo, gli zoologi hanno considerato questi episodi come eventi accidentali, attribuendo il consumo di frutta fermentata alla ricerca di calorie da parte degli animali. Tuttavia, recenti studi stanno cambiando questa prospettiva, dimostrando che l’uso dell’alcol è più diffuso nel mondo animale di quanto si pensasse in precedenza.
Le piante fiorite hanno iniziato a utilizzare il nettare per attirare gli impollinatori circa 100 milioni di anni fa, mentre la frutta è diventata un mezzo per la dispersione dei semi da parte di animali più grandi. Entrambi contengono zuccheri che possono fermentare, producendo etanolo. Questo processo potrebbe essere stato favorito dall’evoluzione per favorire la dispersione dei semi, poiché il lievito produrrebbe etanolo per competere con i batteri.
Sebbene la maggior parte della frutta fermentata contenga solo una piccola percentuale di alcol, alcuni frutti, come quelli delle palme troppo maturi, possono raggiungere un ABV del 10,3 percento. Gli animali che si sono adattati a consumare regolarmente frutta fermentata hanno sviluppato una maggiore capacità di metabolizzare l’etanolo.
Da un punto di vista evolutivo, l’ubriachezza potrebbe comportare rischi per gli animali, poiché potrebbe compromettere la loro capacità di sopravvivenza. Tuttavia, la presenza di geni per scomporre l’etanolo suggerisce che ci siano vantaggi nel consumo di alcol, come l’apporto calorico e la facilità nel trovare la frutta grazie agli odori prodotti.
Alcuni animali potrebbero addirittura apprezzare l’alcol per le sensazioni di rilassamento che può procurare, attivando il sistema endorfine e dopamina. Gli studi futuri si concentreranno sull’analisi del comportamento e dell’organizzazione sociale dei primati non umani in relazione al consumo di alcol, oltre a esaminare gli enzimi coinvolti nella metabolizzazione dell’etanolo.
Sebbene possa sembrare divertente immaginare animali ubriachi, è importante prendere sul serio le implicazioni di questo comportamento. Se l’ubriachezza è radicata nella nostra storia evolutiva, potrebbe essere difficile eradicarla con misure legislative o sociali. Questo sottolinea l’importanza di promuovere un consumo sicuro di alcol e di altre sostanze psicoattive, per garantire il benessere sia umano che animale.
Lo studio completo è stato pubblicato su Trends in Ecology and Evolution.
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