Il cancro non risparmia nessuna specie animale, ma ancora molti aspetti rimangono sconosciuti. Quali sono gli animali più suscettibili e perché? Questo è il cuore del paradosso di Peto, che si basa sull’idea che gli animali di grandi dimensioni e longevi dovrebbero essere più a rischio di sviluppare il cancro. Tuttavia, la realtà sembra contraddire questa teoria. Ad esempio, la balena blu, l’animale più grande del pianeta, raramente sviluppa tumori, mentre per gli esseri umani il cancro è una piaga diffusa.
Recenti studi condotti da Carlo Maley e il suo team hanno analizzato oltre 16.000 casi di necroscopia in 292 specie di vertebrati per comprendere meglio la diffusione del cancro nel regno animale. I risultati hanno rivelato che, sebbene la prevalenza del cancro aumenti con le dimensioni del corpo, non esiste una correlazione diretta. Inoltre, sembra che gli animali con tempi di gestazione più lunghi abbiano tassi di cancro più bassi, suggerendo che esistano meccanismi di difesa evoluti negli animali di dimensioni maggiori.
Ad esempio, gli elefanti possiedono 20 copie del gene soppressore dei tumori P53, il che potrebbe spiegare la loro bassa incidenza di cancro nonostante le loro imponenti dimensioni. Ogni specie ha sviluppato strategie uniche per difendersi dal cancro, il che spiega la varietà di tassi di cancro e di sopravvivenza tra i vertebrati.
Alcune specie sembrano essere più suscettibili al cancro rispetto ad altre. Furetti, opossum e ricci a quattro dita presentano tassi di cancro insolitamente alti, mentre il pinguino dai piedi neri, il comune porpoise e il pipistrello della frutta di Rodrigues hanno tassi di cancro estremamente bassi. I mammiferi mostrano generalmente i tassi più alti di tumori, seguiti dai rettili, dagli uccelli e dagli anfibi.
Questo studio ha evidenziato che il cancro è una realtà per tutti gli organismi pluricellulari e che nessuno è completamente immune. Approfondendo la nostra conoscenza sul cancro in altre specie, potremmo trovare nuove strategie per combatterlo anche negli esseri umani. L’obiettivo è sfruttare le lezioni della natura per prevenire e combattere il cancro, come spiegato da Zach Compton, coautore dello studio pubblicato su Cancer Discovery.
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