Lo studio degli esopianeti è un compito impegnativo per gli astronomi, nonostante i notevoli progressi tecnologici e osservativi. Spesso si trovano a scrutare piccoli punti che si interpongono tra noi e una stella, o che riflettono la sua luce, rendendoli difficili da distinguere. Per affinare le proprie capacità in questo ambito, i ricercatori hanno deciso di utilizzare Urano come punto di riferimento.
Per condurre le osservazioni, sono stati impiegati due osservatori spaziali. Il Telescopio Spaziale Hubble, orbitante attorno alla Terra, offre dettagliate immagini del pianeta ghiacciato anche quando si trova a 2,7 miliardi di chilometri di distanza. Inoltre, c’è New Horizons, un’astronave che ha esplorato Plutone nove anni fa e successivamente un piccolo oggetto chiamato Arrokoth. Nel settembre 2023, New Horizons si trovava a oltre 10 miliardi di chilometri da Urano, permettendo ai ricercatori di osservarlo da una prospettiva unica.
Sebbene il Telescopio Spaziale Hubble possa rilevare gli anelli e le tempeste su Urano, per New Horizons, non progettato per questo tipo di osservazioni, il gigante ghiacciato appare soltanto come un pallido punto azzurro, simile a come appaiono alcuni esopianeti visti dai telescopi. Il team ha quindi combinato i dati provenienti dai due osservatori per ottenere una visione più completa delle caratteristiche globali del pianeta.
“Abbiamo scoperto che Urano era effettivamente più tenue di quanto previsto nei dati di New Horizons presi da un diverso punto di vista”, ha dichiarato Samantha Hasler del Massachusetts Institute of Technology, prima autrice dello studio. Le osservazioni hanno rivelato che la luminosità del pianeta rimaneva costante durante la sua rotazione, un dato confermato da entrambi gli osservatori.
Anche se i giganti gassosi come Urano possono essere coperti da nuvole, queste potrebbero non influenzare in modo significativo le osservazioni. L’orientamento del pianeta e la sua capacità di riflettere la luce sono fattori cruciali, come dimostrato da New Horizons, che ha evidenziato come gli esopianeti possano apparire più deboli in determinate fasi.
Questi studi su Urano, condotti da una prospettiva altrimenti inaccessibile, arricchiscono il patrimonio di conoscenze scientifiche della missione New Horizons, portando a sorprendenti scoperte sui mondi del nostro Sistema Solare, come sottolineato da Alan Stern del Southwest Research Institute, principale investigatore di New Horizons.
La NASA ha in programma due missioni future dedicate allo studio degli esopianeti: il Telescopio Spaziale Nancy Grace Roman, previsto per il lancio nel 2027, e l’Osservatorio dei Mondi Abitabili, attualmente in fase di pianificazione. L’analisi di come Urano appare nelle immagini distanti può fornire preziose indicazioni per prepararsi a queste future missioni, come ha concluso Hasler, sottolineando l’importanza di avere aspettative ben fondate per garantire il successo delle stesse.
Questo studio è stato presentato al 56° meeting annuale della Divisione per le Scienze Planetarie della Società Astronomica Americana, a Boise, Idaho, evidenziando l’importanza e la rilevanza delle ricerche condotte nel campo degli esopianeti.
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