Gli astronomi hanno avanzato una suggestiva proposta per individuare la materia oscura: utilizzare il pianeta Marte come rilevatore. Grazie alla precisione con cui conosciamo la posizione del Pianeta Rosso, sarebbe possibile rilevare eventuali variazioni nell’orbita causate da una certa tipologia di materia oscura che attraversa il Sistema Solare.
L’orbita di Marte si estende fino a quasi 250 milioni di chilometri dal Sole nel punto più lontano, e anche un cambiamento di soli circa un metro sarebbe misurabile. La materia oscura, nonostante il suo nome fuorviante, rappresenta una componente invisibile e non interagisce con la luce, ma solo con la gravità. Una delle possibili forme di materia oscura sono i buchi neri primordiali, formatisi poco dopo il Big Bang, i quali devono avere una massa almeno pari a quella di un asteroide per non aver già distrutto l’universo.
Gli astronomi hanno calcolato la frequenza con cui tali buchi neri potrebbero attraversare il Sistema Solare e le conseguenze che ne deriverebbero. Si stima che almeno uno di essi passerebbe attraverso il Sistema Solare interno ogni decennio. Se uno di questi oggetti dovesse avvicinarsi a Marte entro pochi milioni di miglia, causerebbe un leggero barcollamento nell’orbita del pianeta, che alla fine si tradurrebbe in una variazione di circa un metro nel suo percorso celeste.
Il Professore David Kaiser del Massachusetts Institute of Technology ha sottolineato che grazie a decenni di telemetria di precisione, gli scienziati conoscono con un’accuratezza di circa 10 centimetri la distanza tra la Terra e Marte. Questo permette di monitorare con attenzione eventuali variazioni nell’orbita del pianeta rosso.
Il team di ricerca ha iniziato a considerare l’ipotesi che la materia oscura sia costituita da buchi neri primordiali generati subito dopo il Big Bang. Questo studio è nato da un esperimento mentale su come un buco nero microscopico potrebbe influenzare gli oggetti nel Sistema Solare, portando alla considerazione di Marte come un possibile rilevatore efficace.
Il team sta attualmente lavorando per simulare un gran numero di oggetti celesti, dalle lune ai pianeti, per valutare con maggiore precisione gli effetti di eventuali incontri ravvicinati con buchi neri primordiali nel Sistema Solare. L’obiettivo è trasformare questa idea in uno strumento diagnostico per individuare la presenza di tali buchi neri nel nostro sistema planetario.
Lo studio dettagliato è stato pubblicato sulla rivista Physical Review D, evidenziando il costante impegno degli scienziati nel comprendere meglio la natura della materia oscura e le sue possibili manifestazioni nel cosmo.
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