La sorprendente connessione genetica tra Rapa Nui e le Americhe

Un'analisi rivoluzionaria sull'ascendenza dei Rapanui e la controversia sull'ecocidio

La popolazione di Rapa Nui, conosciuta anche come Isola di Pasqua, ha mostrato segni di incroci con nativi americani prima dell’arrivo degli europei, nonostante i 3.700 chilometri (2.300 miglia) che li separavano, secondo antichi reperti di DNA. Questo dato suggerisce una connessione sorprendente tra due popolazioni distanti geograficamente. Gli isolani, un tempo simbolo di un popolo accusato di aver causato il collasso ambientale attraverso lo sfruttamento eccessivo delle risorse, sembrano ora essere scagionati da questa accusa, come dimostra una recente ricerca.

Rapa Nui è considerata incredibilmente remota, tanto che il suo ritrovamento è stato un notevole successo dell’umanità, soprattutto considerando che è avvenuto prima dell’avvento di tecnologie come le bussole e le grandi imbarcazioni. La civiltà costruita dagli abitanti nativi dell’isola è famosa per i monumentali monoliti scolpiti che hanno eretto, ma ha affascinato gli antropologi per molteplici motivi, tra cui la possibilità che gli abitanti abbiano navigato fino al Sud America.

Le prove genetiche sulla popolazione moderna di Rapa Nui hanno rivelato una diversità di ascendenza, sebbene questa sia stata influenzata dagli europei che per primi visitarono l’isola nel 1722 e successivamente deportarono gran parte della popolazione come schiavi. Tuttavia, il DNA è stato identificato in 15 individui che vivevano sull’isola, alcuni dei quali risalenti addirittura al 1670, i cui resti sono conservati al Musée de l’Homme di Parigi.

La possibilità di scambi tra la Polinesia e le Americhe attraverso Rapa Nui è stata oggetto di controversie, ma la presenza di alimenti come la patata dolce, originaria del Sud America, e di razze di polli sudamericani nelle isole polinesiane, suggerisce una connessione tra le due regioni. Uno studio recente ha rivelato che circa il 10% dell’ascendenza dei Rapanui pre-contatto europeo era di origine indigena americana, indicando che una parte della popolazione non solo navigò fino in Sud America, ma riuscì anche a fare ritorno al loro remoto punto nel vasto Pacifico, portando con sé individui provenienti dalle Americhe.

La controversia più nota su Rapa Nui riguarda l’idea che la deforestazione dell’isola abbia causato un crollo nella produzione alimentare, portando a carestie e conflitti. Questa teoria, resa popolare da Jared Diamond nel suo libro “Collasso”, è stata oggetto di dibattito tra gli studiosi. Tuttavia, recenti scoperte genetiche suggeriscono una diversa prospettiva.

Uno studio condotto dall’Università di Losanna ha dimostrato che la popolazione di Rapa Nui è rimasta stabile dal XIII secolo fino al contatto europeo nel XVIII secolo, contraddicendo l’ipotesi di un crollo demografico pre-contatto. Questo ritrovamento è in linea con ricerche che mettono in discussione la necessità di una grande popolazione per la costruzione dei monumentali monoliti dell’isola.

Le prove genetiche indicano che gli incroci tra le popolazioni avvennero tra il 1250 e il 1430, poco dopo l’arrivo dei Polinesiani sull’isola e prima della scoperta delle Americhe da parte di Colombo. Tuttavia, la mancanza di risorse naturali, causata dalla deforestazione, potrebbe aver impedito ai Rapanui di costruire imbarcazioni adatte a viaggi così lunghi, interrompendo i contatti con le Americhe.

Il dibattito scientifico sul presunto collasso ecologico di Rapa Nui è stato anche oggetto di politicizzazione. Alcuni studiosi ritengono che l’idea dell’ecocidio sia stata costruita come parte di una narrazione coloniale, che dipingeva i popoli indigeni come incapaci di gestire le proprie risorse. Tuttavia, le prove genetiche mostrano una realtà diversa, sottolineando la resilienza e l’adattabilità della popolazione di Rapa Nui nel corso dei secoli.

Questo studio, pubblicato su Nature, rappresenta un importante contributo alla comprensione della storia e della cultura di Rapa Nui, e potrebbe influenzare le future ricerche e le politiche di tutela dei resti archeologici dell’isola.

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