L’oceano durante l’era Mesozoica non era affatto un ambiente accogliente. Questo periodo storico, che si è esteso tra 185 e 85 milioni di anni fa, è stato caratterizzato da una serie di periodi in cui le acque marine erano gravemente carenti di ossigeno, causando diverse estinzioni di massa tra le specie marine.
Un recente studio ha identificato ciò che potrebbe aver innescato questa catena di eventi catastrofici. I ricercatori si sono concentrati sulla possibile influenza della tettonica delle placche, considerando che il Mesozoico è coinciso con la frammentazione del supercontinente Gondwana.
Le indagini condotte hanno rivelato che durante questo processo di frammentazione, il basalto, una roccia vulcanica, ha rilasciato ripetute pulsazioni di fosforo sia sui fondali marini che sui continenti. Queste pulsazioni si sono allineate con i periodi di deplezione di ossigeno, noti come eventi anossici oceanici (OAE).
Per verificare questa teoria, i ricercatori hanno utilizzato un modello informatico chiamato modello del sistema terrestre. Simulando l’impatto delle pulsazioni di fosforo sulla chimica dell’oceano, hanno scoperto che il modello è riuscito a ricreare la serie di OAE.
Ma come ha potuto un’elevata presenza di fosforo causare una carenza di ossigeno e influenzare lo sviluppo della vita marina? Nonostante il fosforo sia essenziale per la vita, un eccesso di questo elemento ha avuto conseguenze negative.
Le pulsazioni di fosforo hanno favorito la crescita e la produttività degli organismi marini, generando una maggiore quantità di materia organica che si è depositata sul fondo marino. Il processo di decomposizione di questa materia ha consumato ossigeno, portando alla formazione di vaste aree marine anossiche, noti come “zone morte”, dove la vita marina è stata decimata.
Secondo il Professore Benjamin Mills, co-autore dello studio, questi eventi hanno agito come un “pulsante di reset” sugli ecosistemi del pianeta. Il Professore Tom Gernon, autore principale dello studio, ha sottolineato che la frammentazione dei continenti ha avuto profonde conseguenze sull’evoluzione.
Questi risultati non solo forniscono una maggiore comprensione di come l’interazione tra la Terra solida e la sua superficie abbia influenzato la vita nel passato, ma potrebbero anche offrire spunti sulle possibili conseguenze future di tale relazione, specialmente considerando la diminuzione di ossigeno negli oceani odierni.
Il Professore Gernon ha sottolineato come gli eventi all’interno della Terra possano avere impatti devastanti sulla superficie, evidenziando l’importanza di comprendere tali dinamiche. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Geoscience.
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