Scoperta di Nuovi Composti Antibatterici nell’Oceano Artico

Rappresentazione in 3D del batterio e.coli
Un giorno l’e. coli potrebbe essere trattato con una sostanza proveniente dal profondo oceano. (Lightspring/Shutterstock.com)

I ricercatori hanno individuato due nuovi composti con una potente azione antibatterica, scoperti all’interno di diversi tipi di batteri nelle profondità dell’Oceano Artico. Queste sostanze potrebbero rappresentare solo la punta dell’iceberg, con la possibilità di trovare molti altri composti di interesse in quel contesto.

La resistenza agli antibiotici costituisce una minaccia sempre più grave, poiché i microrganismi dannosi diventano sempre più resistenti ai trattamenti convenzionali. L’evoluzione di nuovi ceppi batterici supera di gran lunga lo sviluppo di nuovi antibiotici, spingendo i ricercatori a esplorare nuove fonti di composti antibatterici.

Attualmente, circa il 70% degli antibiotici in uso deriva dagli actinobatteri presenti nel suolo. Pertanto, un team internazionale di ricercatori ha deciso di esaminare se gli actinobatteri provenienti da un ambiente diverso potessero offrire composti utili nella lotta contro i batteri.

In particolare, il focus è stato posto sulla ricerca di molecole capaci di ridurre la virulenza batterica, ovvero la capacità di causare malattie. Questa strategia è fondamentale per contrastare la resistenza agli antibiotici, poiché un composto che riduce la virulenza rende più difficile ai batteri sviluppare resistenza.

Il team ha identificato due composti di particolare interesse provenienti dagli actinobatteri dell’Oceano Artico. Il primo, derivante da un ceppo sconosciuto di Kocuria, ha dimostrato di inibire la crescita batterica. Il secondo, proveniente da un ceppo di Rhodococcus, ha mostrato proprietà antivirulente, impedendo all’E. coli di attaccarsi alla parete intestinale dell’ospite.

Entrambi i composti saranno oggetto di ulteriori studi per comprenderne appieno le potenzialità e valutarne la possibile trasformazione in farmaci efficaci. Il prossimo passo prevede l’ottimizzazione delle condizioni di coltura per la produzione dei composti e l’isolamento di quantità sufficienti per approfondirne la struttura e le attività biologiche, come dichiarato dalla Dr. Päivi Tammela, professore presso l’Università di Helsinki, Finlandia.

Lo studio dettagliato di questi composti potrebbe aprire la strada a nuove terapie antibiotiche, offrendo soluzioni innovative per contrastare la crescente minaccia della resistenza batterica. La ricerca è stata pubblicata su Frontiers in Microbiology.

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