Una bomba di mercurio di proporzioni gigantesche è in agguato nell’Artico, pronta a esplodere. Con il riscaldamento globale in atto a causa dei cambiamenti climatici, il mercurio che è stato intrappolato nel permafrost per millenni rischia di riversarsi nell’ambiente, con conseguenze potenzialmente disastrose per la fauna selvatica e per gli esseri umani.
Uno studio recente condotto da scienziati ha analizzato la possibile quantità di mercurio che potrebbe essere rilasciata nell’ecosistema dal permafrost che si sta sciogliendo attorno al fiume Yukon. Per fare ciò, i ricercatori si sono recati in due villaggi settentrionali situati nel Bacino del fiume Yukon in Alaska, Beaver e Huslia, dove hanno prelevato campioni di nucleo dal primo strato di permafrost, fino a una profondità di 3 metri.
Accoppiando questi dati con le informazioni satellitari che mostrano i cambiamenti nel corso del fiume Yukon, gli studiosi hanno scoperto che quantità significative di mercurio vengono rilasciate durante l’erosione delle rive dei fiumi, ma una quantità minore e variabile viene depositata nuovamente mentre i fiumi si spostano.
Il mercurio è un metallo liquido a temperatura ambiente, caratterizzato da un punto di fusione molto basso. Questo elemento è estremamente tossico, agendo come neurotossina legandosi e inibendo l’attività di enzimi e proteine fondamentali per il funzionamento delle cellule nervose. Presente non solo nei laboratori scientifici e nei termometri, il mercurio circola in tracce nel mondo naturale, essendo assorbito dalle piante che, una volta morte, diventano parte del suolo.
Nell’Artico, il mercurio è particolarmente diffuso poiché il suolo si congela nel permafrost, imprigionandolo per lunghi periodi. A causa delle sue proprietà chimiche, una grande quantità di inquinamento da mercurio finisce proprio in questa regione. Secondo Josh West, coautore dello studio e professore di scienze della Terra e studi ambientali presso l’Università della California del Sud – Dornsife, il permafrost ha accumulato così tanto mercurio che potrebbe superare la quantità presente negli oceani, nei suoli, nell’atmosfera e nella biosfera combinati.
Il riscaldamento accelerato che si sta verificando nelle regioni artiche, fino a quattro volte più veloce della media globale, rende la minaccia del mercurio ancora più grave. Questo metallo si accumula nella catena alimentare, passando dalle piante alle piccole creature e finendo nei pesci e negli altri animali che gli esseri umani consumano.
Sebbene il problema non sia paragonabile alla crisi dell’acqua di Flint nel Michigan, poiché si tratta di un fenomeno di bioaccumulazione, l’impatto del mercurio potrebbe essere significativo sulle comunità che abitano lungo il fiume Yukon e in altre aree artiche. Decenni di esposizione, soprattutto con livelli crescenti di mercurio rilasciato, potrebbero avere conseguenze enormi sull’ambiente e sulla salute di coloro che vivono in queste zone.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters.
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