Supereruzioni stellari: il potere nascosto delle altre stelle

L'Osservatorio di Dinamica Solare della NASA ha catturato questa immagine di un brillamento solare, come si vede nel bagliore luminoso a destra, l'8 agosto 2024. L'immagine mostra un sottoinsieme di luce ultravioletta estrema che mette in evidenza il materiale estremamente caldo nei brillamenti e che è colorato in turchese
L’8 agosto 2024, il Sole ha rilasciato un brillamento X1.3 che ha influenzato le comunicazioni radio. I superbrillamenti avrebbero migliaia di volte più energia. (NASA/SDO)

Le eruzioni solari rappresentano spettacolari rilasci di energia provenienti dal Sole, strettamente legate alle macchie solari e ai relativi campi magnetici. Durante il picco di attività solare nel ciclo di 11 anni, si verificano numerose eruzioni ad alta energia. Questi eventi possono generare black-out radio, danneggiare satelliti e avere effetti nocivi sugli organismi viventi. Fortunatamente, la nostra atmosfera e il campo magnetico terrestre ci proteggono da tali fenomeni.

Non solo il Sole, ma anche altre stelle nel cosmo presentano eruzioni. Negli ultimi dieci anni, i ricercatori hanno scoperto che alcune di queste esplosioni stellari possono essere fino a centinaia di volte più potenti di quelle osservate sul Sole. Questo solleva la domanda se tali eventi possano verificarsi anche nella nostra stella. La risposta, al momento, rimane incerta.

Il telescopio Kepler della NASA ha monitorato migliaia di stelle, misurandone con precisione la luminosità. Il professor Kazunari Shibata dell’Università di Kyoto e il suo team hanno analizzato i dati alla ricerca di variazioni luminose significative. Mentre un’eruzione solare solitamente aumenta la luminosità di una stella di una frazione di percento, le eruzioni osservate hanno causato un incremento fino al 1,5 percento.

Inizialmente, i membri del team erano scettici riguardo a tali fenomeni, ma le osservazioni hanno confermato la presenza di eruzioni stellari di grande intensità. Il dottor Maehara, ex dottorando del gruppo del professor Shibata, ricorda con ironia il suo scetticismo iniziale di fronte a queste scoperte, che non sono potute essere confutate.

Recentemente, il team ha identificato espulsioni di massa coronali e filamenti provenienti da stelle simili al Sole, dimostrando che tali eventi possono verificarsi anche in astri con caratteristiche solari. Basandosi su un modello semplificato di formazione di eruzioni stellari, il team stima che tali eventi possano verificarsi su stelle simili al Sole con una frequenza approssimativa di una volta ogni 6.000 anni.

Sebbene raro secondo gli standard umani, questo ritmo di supereruzioni stellari è significativo nella storia evolutiva di una stella. Il modello semplificato applicato al Sole suggerisce che supereruzioni fino a 100 volte più potenti di quelle osservate potrebbero essere possibili, sebbene improbabili. Tuttavia, il professor Shibata sottolinea la necessità di ulteriori studi teorici per valutare la reale possibilità di tali eventi.

Il professor Shibata ha presentato i risultati della ricerca del suo team alla 32a Unione Astronomica Internazionale, evidenziando la sfida che rappresenta per i teorici del dinamo solare comprendere appieno la natura e la frequenza delle supereruzioni stellari.

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