Gli esseri umani hanno recentemente raggiunto un record straordinario, perforando il mantello terrestre fino a una profondità di 1.268 metri (4.160 piedi). Questo risultato ha offerto agli scienziati un’opportunità unica di esplorare la geologia profonda del nostro pianeta e di gettare luce sulle possibili origini della vita.
Il foro è stato realizzato in una regione vulcanicamente attiva della dorsale medio-atlantica, situata sul fondale dell’Oceano Atlantico. Il mantello, lo strato più spesso della Terra situato tra la crosta e il nucleo, di solito si trova a notevole profondità sotto la crosta. Tuttavia, grazie alle faglie presenti nella dorsale medio-atlantica, è stato possibile esplorare questo strato inaccessibile attraverso una finestra tettonica.
Utilizzando la nave da perforazione oceanica JOIDES Resolution, il team di ricercatori è riuscito a ottenere un cilindro lungo 1.268 metri (4.160 piedi) contenente un campione quasi continuo di roccia proveniente dal mantello. Questo campione senza precedenti ha permesso al team internazionale di scienziati di ottenere importanti intuizioni sulla composizione del mantello.
Il professor Johan Lissenberg, autore dello studio presso la Scuola di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Cardiff, ha dichiarato: “Il nostro studio si concentra sulla mineralogia e la composizione chimica delle rocce del mantello recuperate. I nostri risultati hanno rivelato sorprese, come la presenza inaspettatamente bassa del minerale piroxene e concentrazioni elevate di magnesio, suggerendo processi di fusione più intensi di quanto previsto.”
Le rocce del mantello analizzate hanno mostrato canali attraverso i quali il magma si è spostato, consentendo di tracciare il percorso del magma dalla sua formazione fino alla superficie terrestre. Questo studio potrebbe contribuire a migliorare la comprensione dell’attività vulcanica, poiché il magma del mantello gioca un ruolo fondamentale nel nutrire i vulcani in superficie.
Uno degli aspetti più affascinanti di questa ricerca è la possibilità che il campione del nucleo possa fornire informazioni cruciali sull’origine della vita sulla Terra. Le interazioni tra l’olivina, un minerale comune nel mantello, e l’acqua di mare potrebbero aver generato idrogeno e altre molecole vitali per la vita come la conosciamo.
La dottoressa Susan Q Lang, ricercatrice associata in Geologia e Geofisica presso l’Istituto Oceanografico di Woods Hole e co-capo scienziato della spedizione, ha sottolineato: “Le rocce del mantello recuperate durante questa spedizione assomigliano maggiormente a quelle presenti sulla Terra primitiva rispetto alle rocce comuni dei nostri continenti oggi. Questo ci offre una preziosa visione degli ambienti chimici e fisici che potrebbero aver favorito le prime forme di vita sulla Terra.”
Vale la pena notare che, sebbene questo nucleo di perforazione rappresenti un importante traguardo, non è il buco più profondo mai realizzato dagli esseri umani. Questo primato spetta a una parte del Pozzo Superprofondo di Kola, chiamato SG-3, che ha raggiunto una profondità di 12.263 metri (40.230 piedi) nel terreno sotto il nord-ovest della Russia alla fine degli anni ’80. Tuttavia, a differenza di questo studio, il pozzo di Kola non ha mai raggiunto il mantello terrestre a causa dello spessore della crosta in quella regione.
Lo studio dettagliato su questa straordinaria spedizione è stato pubblicato sulla rivista Science, offrendo un’importante contributo alla nostra comprensione della Terra e delle sue origini.
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