L’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. ha sepolto la città romana di Pompei sotto uno strato di cenere vulcanica e pomice, seguito da un rapido flusso di gas bollente e materiale vulcanico. Sebbene il vulcano abbia svolto un ruolo principale nella distruzione, nuove prove indicano che i terremoti furono altrettanto letali. Plinio il Giovane, testimone dell’evento, descrisse un tremore della terra così violento da rovesciare tutto intorno a loro durante l’eruzione. Fino ad ora, non c’erano prove concrete a supporto di questa testimonianza storica.
Tuttavia, recenti scavi nell’Insula dei Casti Amanti a Pompei hanno rivelato che i terremoti hanno avuto un ruolo significativo nella tragedia. Gli archeologi e i vulcanologi hanno osservato che molte vittime non sono morte per inalazione di cenere o calore, ma sono state schiacciate dal crollo degli edifici. Il dottor Mauro Di Vito, vulcanologo e coautore dello studio, ha sottolineato che le caratteristiche delle vittime non erano tipiche degli effetti vulcanici.
Due scheletri maschili di circa 50 anni hanno attirato particolare attenzione. Uno sembrava essere stato schiacciato improvvisamente da un muro crollante, mentre l’altro aveva cercato di proteggersi con un oggetto di legno rotondo. Entrambi sono stati trovati sopra il tappeto di pomice vulcanica, suggerendo che sopravvissero alla prima fase dell’eruzione.
La coautrice dott.ssa Valeria Amoretti, antropologa, ha spiegato che le vittime furono probabilmente travolte dai crolli degli edifici durante i terremoti. Dopo le loro morti, furono sommersi dalle correnti piroclastiche, che uccisero i sopravvissuti rimanenti. I ricercatori hanno concluso che i crolli degli edifici erano probabilmente causati dai terremoti anziché dai detriti cadenti.
Queste nuove scoperte ci permettono di comprendere meglio la tragedia di Pompei e di avvicinarci all’esperienza delle persone che vissero lì 2.000 anni fa. Le scelte fatte e gli eventi che si sono verificati hanno determinato la vita e la morte degli abitanti durante le ultime ore della città, come ha sottolineato il coautore dott. Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Pompei. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in Earth Science.
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