Scoperta di un tunnel lunare nel Mare della Tranquillità

Scoperta di un tunnel sotterraneo nel Mare della Tranquillità apre nuove possibilità per la colonizzazione lunare, con implicazioni sulla ricerca di rifugi sicuri e risorse locali.

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Il pozzo Mare Tranquillitatis. (NASA/GSFC/Università statale dell’Arizona)

Un tunnel è stato scoperto per la prima volta sotto la superficie della Luna, precisamente nel Mare della Tranquillità, il luogo dove gli esseri umani hanno fatto il loro primo passo. Sebbene non sia il luogo ideale per una futura colonia, la presenza di una grotta suggerisce la possibilità di altre cavità, aumentando le prospettive per una futura colonizzazione lunare.

Nonostante i costi di lancio in calo, il trasporto di carichi pesanti sulla Luna rimarrà molto costoso nel prossimo futuro. La creazione di una base a lungo termine, figuriamoci permanente, dipenderà dalla capacità di sfruttare al massimo le risorse locali. Sebbene negli ultimi anni si sia concentrata la ricerca di fonti d’acqua, è altrettanto cruciale garantire un rifugio sicuro. Gli astronauti futuri avranno bisogno di protezione dalle radiazioni spaziali e dalle brusche variazioni di temperatura lunari per poter rimanere a lungo.

È essenziale avere strutture resistenti in grado di sopravvivere a piccoli impatti di asteroidi senza la protezione dell’atmosfera terrestre. La presenza di formazioni naturali che offrono questa protezione sarebbe preferibile rispetto alla costruzione di rifugi artificiali.

Nel 2010, durante la missione in corso della NASA Luna Reconnaissance Orbiter (LRO), lo strumento Miniature Radio-Frequency (Mini-RF) ha rilevato una cavità nel Mare della Tranquillità, come riportato dal Professor Lorenzo Bruzzone. Anni dopo, grazie a nuove tecniche di elaborazione del segnale, è emerso che i riflessi radar provenienti dall’area della cavità sono compatibili con l’esistenza di un tunnel sotterraneo.

Questa scoperta rappresenta la prima prova diretta di un tubo di lava accessibile sotto la superficie lunare. La cavità esaminata da Bruzzone e il suo team, conosciuta come cavità del Mare della Tranquillità, è una delle oltre 200 osservate. Alcune di queste cavità sembrano essere il risultato del crollo del soffitto di un tubo di lava.

Il pozzo si trova circa a metà strada tra i siti di atterraggio di Apollo 11 e Apollo 17
Il pozzo si trova circa a metà strada tra i siti di atterraggio di Apollo 11 e Apollo 17.
NASA

La cavità del Mare della Tranquillità è la più profonda tra quelle conosciute, con circa 100 metri di diametro e pareti così ripide da poter essere a sbalzo. Questa caratteristica la rende una delle poche abbastanza grandi da permettere la rilevazione delle sue caratteristiche interne con la risoluzione offerta dal radar del LRO.

Il nuovo studio ha identificato una zona luminosa sul lato ovest della cavità nelle immagini radar sintetiche a scansioni laterali del LRO. Le simulazioni suggeriscono che si tratti di un condotto lungo da 30 a 80 metri e largo circa 45 metri, dimensioni che potrebbero rendere la cavità un luogo adatto per un villaggio lunare.

gif di entrata in un tubo di lava sulla Luna
Come potrebbe essere entrare in un tubo di lava lunare.
Conor Marsh, Università di Manchester/ESA

Anche se la distanza dalla bocca della grotta alla superficie è di oltre 100 metri, nella bassa gravità lunare questo potrebbe non rappresentare un ostacolo significativo. Gli autori dello studio hanno elaborato due modelli delle dimensioni probabili della cavità e della grotta, differenziandosi principalmente per l’altezza del cumulo di roccia generato dal crollo del soffitto e quindi per la ripidezza del pavimento.

Nonostante il Mare della Tranquillità sia un luogo interessante da esplorare, manca un elemento cruciale per renderlo abitabile: il ghiaccio. L’acqua ghiacciata è probabilmente presente ai poli lunari, in particolare al polo sud, spingendo alla corsa per raggiungere quella zona. Il ghiaccio vicino alla superficie del Mare della Tranquillità, essendo un’area equatoriale piatta, sarebbe già evaporato a causa delle alte temperature lunari.

Il lavoro svolto aumenta le possibilità di trovare tubi di lava ai poli lunari e, cosa ancora più importante, di individuarli dallo spazio con una maggiore risoluzione. Sebbene le grotte siano state teorizzate per oltre 50 anni, è la prima volta che ne è stata dimostrata l’esistenza, come sottolineato da Bruzzone. Lo studio è stato pubblicato su Nature Astronomy.

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