Si prefigura come un’asta da record quella in programma il prossimo 20 luglio in occasione dello sbarco sulla Luna avvenuto nel 1969. La casa d’aste Sotheby’s infatti raccoglierà le offerte per una borsa decisamente particolare, perchè utilizzata nel corso della missione Apollo 11 che ha portato gli astronauti Neil Armstrong, Michael Collins e Buzz Aldrin sulla Luna il 21 luglio di 48 anni fa (ma negli Stati Uniti era ancora il 20 luglio); il miglior offerente potrà aggiudicarsi un pezzo di storia, finito nelle mani di una donna che lo ha pagato soltanto mille dollari e che potrebbe ora ricavare fino a quattro milioni di dollari; il tutto dopo una serie di peripezie giudiziarie: la borsa venne utilizzata per riportare sulla Terra campioni di rocce lunari; al suo interno non sono presenti ma nonostante questo la borsa rappresenta un oggetto importantissimo perchè, come ricordato da Cassandra Hatton, vice presidente di Sotheby’s, pur essendo “apparentemente una modesta borsa, ha giocato un ruolo cruciale nel più importante compito scientifico della missione Apollo 11, possedere un tale oggetto di persona è un’opportunità unica”.
L’oggetto si presenta come una semplice sacca grigia recante la scritta ‘Lunar sample return‘. Venne riempita da Neil Armstrong di frammenti di polvere raccolti durante la passeggiata lunare. La sua importanza è legata al fatto che si tratta del primo cimelio della missione Apollo 11 messo in vendita e, secondo il capo della divisione manufatti della Nasa, rappresenta un oggetto ‘dal valore inestimabile’. La borsa venne conservata insieme ad altre sacche ma durante un’indagine del Dipartimento di Giustizia venne sequestrata per poi essere venduta all’asta erroneamente a Nancy Lee Carlson, l’attuale proprietaria che ha sborsato meno di mille dollari per acquistarla insieme ad altri oggetti.
La Carlson ha poi chiesto alla Nasa l’autenticazione del materiale lunare ma l’agenzia spaziale statunitense, scoperto l’incredibile errore, ha cercato di recuperare la sacca. Davanti alla Corte distrettuale non è però riuscita a vincere la battaglia legale: in ogni caso la Carlson intende donare parte del ricavato in beneficenza e non solo. Istituirà anche una borsa di studio presso la Northern Michigan University.