Gli astronomi hanno recentemente individuato la coppia più distante di buchi neri supermassicci che interagiscono tra loro. Questo duo stava unendosi quando l’universo aveva solamente 740 milioni di anni. Il sistema, noto come ZS7, ha emesso la sua luce oltre 13 miliardi di anni fa, viaggiando attraverso lo spazio per raggiungerci. Queste osservazioni stanno rivelando dettagli cruciali sul processo di crescita dei buchi neri supermassicci fino alle dimensioni gigantesche che osserviamo oggi.
Nonostante le dimensioni già imponenti di questi due buchi neri, che sono dieci volte più massicci di Sagittarius A*, il buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea, gli astronomi sono riusciti a stimare direttamente la massa di uno di essi, che si attesta attorno a 50 milioni di volte la massa del nostro Sole. La massa del secondo buco nero è presumibilmente simile, anche se risulta più difficile da misurare poiché è immerso in un denso alone di gas, come spiegato dal co-autore Prof. Roberto Maiolino, del Kavli Institute for Cosmology.
La chiave di questa straordinaria scoperta risiede nell’impiego del potente JWST, il telescopio spaziale infrarosso che ha permesso di individuare le caratteristiche distintive di un buco nero supermassiccio in fase di accrescimento. Queste caratteristiche sono al di là della portata dei telescopi terrestri. Le osservazioni hanno rivelato la presenza di gas estremamente denso in rapido movimento nelle vicinanze del buco nero, così come di gas caldo e altamente ionizzato illuminato dalla radiazione energetica tipica delle fasi di accrescimento dei buchi neri.
L’autrice principale, la Dott.ssa Hannah Übler del Cavendish Laboratory di Cambridge e del Kavli Institute for Cosmology, ha sottolineato che queste evidenze sono indicazioni chiare dell’attività dei due buchi neri. Il JWST ha permesso di osservare dettagliatamente il sistema ZS7, rivelando che si tratta di un sistema in fase di interazione destinato a fondersi in un unico oggetto di dimensioni molto maggiori.
Queste osservazioni sono fondamentali per comprendere il processo che porta alcuni buchi neri supermassicci a raggiungere dimensioni colossali, miliardi di volte la massa del Sole. Il JWST ha già individuato diversi esempi di buchi neri supermassicci precoci nell’universo che sono già di dimensioni considerevoli, offrendo così nuove prospettive sulle modalità di crescita di tali entità straordinarie.
Secondo Übler, i risultati ottenuti suggeriscono che la fusione rappresenti un meccanismo cruciale per la rapida crescita dei buchi neri, anche nelle prime fasi dell’universo. Inoltre, il futuro osservatorio gravitazionale LISA, previsto per il lancio negli anni ’30, sarà in grado di rilevare le onde gravitazionali generate da buchi neri supermassicci in fase di fusione.
Un articolo dettagliato su questa straordinaria scoperta è stato pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
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