L’oggetto astronomico noto come Chivito di Dracula, ma ufficialmente denominato IRAS 23077+6707, è un disco protoplanetario che si distingue per la sua straordinaria ricchezza di materiale per la formazione di pianeti. Con una larghezza di circa 3.300 unità astronomiche, estende il suo raggio ben oltre l’orbita di Nettuno, contenendo circa il doppio degli ingredienti di dischi simili. Questo lo rende un oggetto di notevole interesse per gli astronomi, che stanno cercando di comprendere appieno le sue caratteristiche uniche.
La posizione della Terra rispetto al Chivito di Dracula consente di osservarlo quasi di lato, offrendo una prospettiva insolita che ha contribuito a renderlo inizialmente poco noto agli studiosi. La sua forma è descritta come una via di mezzo tra una vista laterale di un biscotto Oreo invertito nei colori e una farfalla, con delle ombre che ricordano zanne a determinate lunghezze d’onda.
Il nome “Chivito di Dracula” è stato attribuito da Dr. Ciprian Berghea, ispirandosi a un panino uruguaiano, per rendere più memorabile questo oggetto celeste rispetto alla sua denominazione tecnica. Il disco è caratterizzato da emissioni luminose di gas e polvere, con concentrazioni particolarmente alte di monossido di carbonio, suggerendo la presenza di materiale fondamentale per la formazione planetaria.
Il team di ricerca, prevalentemente affiliato al Centro per l’Astrofisica Harvard Smithsonian, ha sottolineato che il Chivito di Dracula rappresenta il disco protoplanetario con la più grande dimensione angolare conosciuta, nonostante la sua distanza stimata di 1.000 anni luce. Questo lo rende un oggetto straordinario e di grande interesse scientifico, poiché potrebbe avere un ruolo significativo nel futuro dell’astronomia.
La stella centrale del disco, sebbene non eccezionalmente massiccia, presenta caratteristiche uniche, con emissioni di gas e polvere che coprono la stessa area del cielo anziché estendersi in modo differenziato, come tipico dei dischi giovani. Questo suggerisce che il Chivito di Dracula potrebbe aver già generato i primi pianeti, sebbene al momento non siano stati individuati strumentalmente.
La ricerca su questo straordinario oggetto astronomico è stata pubblicata in open access su Astrophysical Journal Letters, evidenziando l’importanza e la complessità del Chivito di Dracula nell’ambito della formazione planetaria e della ricerca astronomica.
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