Un minuscolo granello all’interno di un meteorite antartico ha attirato l’attenzione degli astronomi poiché si è formato prima del Sole. Dopo approfondite indagini, è emerso che la miscela di isotopi presenti indica che il granello potrebbe essere stato generato da una supernova insolita, che ha disseminato nella galassia alcuni isotopi molto distintivi.
La maggior parte dei meteoriti è stata processata all’interno di asteroidi prima di essere dispersa in collisioni, ma alcuni rari forniscono un’importante testimonianza del materiale che ha dato origine al Sistema Solare. Conosciuti come meteoriti primitivi, sono particolarmente preziosi per gli astronomi, in quanto alcuni contengono minuscoli frammenti con composizioni insolite che rivelano le loro origini esotiche.
La dottoressa Nicole Nevill, attualmente al Johnson Space Center, ha analizzato un granello all’interno del meteorite ALH 77307 e ha scoperto che si trattava di un reperto unico. Il rapporto isotopico del magnesio in questo granello è il più alto mai registrato, con un valore di 3.025, molto superiore ai precedenti studi sui grani presolari.
La stragrande maggioranza dei grani presolari si ritiene provenga da giganti rossi, ma alcuni potrebbero essere il risultato di supernovae. Il rapporto insolito di magnesio-25 rispetto al più comune Mg-24 suggerisce che la supernova che ha generato questo granello non fosse una supernova ordinaria, ma probabilmente una supernova a idrogeno bruciante, un tipo raro di supernova di Tipo II.
Il professor Phil Bland dell’Università di Curtin ha sottolineato l’importanza di individuare meteoriti come ALH 77307, uno dei sei o sette meteoriti più primitivi mai trovati. Questi meteoriti forniscono preziose informazioni sulla formazione del Sistema Solare e sulle stelle che lo hanno preceduto.
La presenza di questo granello all’interno del meteorite indica che una supernova a idrogeno bruciante deve essere esplosa nelle vicinanze della nube che ha dato origine al Sole e ai pianeti. Ogni grano presolare trovato aiuta a completare il puzzle della nostra origine stellare, offrendo un’immagine più chiara di come siamo stati formati miliardi di anni fa.
Questa scoperta è stata pubblicata su The Astrophysical Journal ed è disponibile gratuitamente per la consultazione.
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