Sette stati stanno attualmente negoziando un accordo per la gestione delle acque in diminuzione del fiume Colorado. Le diverse fazioni coinvolte hanno visioni contrastanti su come dovrebbe essere strutturato il piano, creando un clima di tensione e incertezza. Il bacino idrografico del fiume Colorado si estende su circa 673.396 chilometri quadrati, rappresentando circa l’8% del territorio degli Stati Uniti continentali. Questa risorsa idrica è vitale per 40 milioni di persone residenti in Arizona, California, Colorado, Nevada, Nuovo Messico, Utah e Wyoming.
Le controversie riguardanti i diritti sull’acqua del fiume esistono da oltre un secolo. Il Colorado River Compact, firmato nel lontano 1922, fu il primo tentativo di regolare la distribuzione dell’acqua tra i sette stati coinvolti. Questo accordo divise gli stati in due gruppi: le Divisioni Superiori (Colorado, Nuovo Messico, Utah e Wyoming) e le Divisioni Inferiori (California, Arizona e Nevada). Inoltre, vi sono anche i diritti idrici delle tribù native da considerare.
Nel contesto attuale di cambiamenti climatici globali, le riserve d’acqua, una volta stabili, stanno diventando sempre più tese. I due principali serbatoi del Colorado, il Lago Powell e il Lago Mead, hanno subito una significativa diminuzione dei livelli idrici negli ultimi anni. Il flusso del fiume Colorado è già diminuito del 20% nell’ultimo secolo, evidenziando la crescente scarsità di risorse idriche.
Nel maggio 2023, gli stati colpiti dalla carenza d’acqua hanno raggiunto un accordo temporaneo, con Arizona, California e Nevada che hanno accettato di ridurre il prelievo di 3,7 miliardi di metri cubi fino al 2026. Tuttavia, ora si prospetta la sfida di elaborare un piano a lungo termine che soddisfi tutte le parti coinvolte.
All’inizio di marzo 2024, sia gli Stati delle Divisioni Superiori che quelli delle Divisioni Inferiori hanno presentato piani concorrenti per il periodo successivo al 2026. Entrambi i progetti prevedono tagli all’acqua, ma sorgono divergenze su quali stati dovrebbero sopportare il peso maggiore dei tagli e su come misurare le disponibilità idriche.
Il percorso verso un accordo definitivo è ancora incerto, ma è evidente che sia necessario un cambiamento. “Non possiamo più permetterci di mantenere lo status quo nella gestione del fiume Colorado”, ha dichiarato Becky Mitchell, Commissario del Colorado alla Commissione del Fiume Colorado Superiore. “Dobbiamo affrontare il disallineamento tra domanda e offerta, utilizzando la migliore scienza disponibile per adattarci alle reali condizioni dei serbatoi del Lago Powell e del Lago Mead. Dobbiamo pianificare in base al fiume che abbiamo, non a quello che vorremmo avere”, ha sottolineato Mitchell.
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