L’impatto negativo dell’attività umana sul pianeta è evidente in molteplici ambiti, dall’estinzione di specie alla variazione delle stagioni e alle temperature record. Tuttavia, secondo un recente studio, si è aggiunto un nuovo elemento alla lista delle vittime: il ciclo dell’acqua dolce.
L’acqua dolce, quella non eccessivamente salata presente nei laghi e nei fiumi, è parte integrante del ciclo idrologico terrestre. In passato, prima dell’era industriale, si riteneva che questo ciclo fosse stabile. Tuttavia, un team di ricercatori ha confrontato le condizioni preindustriali con quelle del periodo industriale per valutare eventuali cambiamenti.
Utilizzando modelli idrologici, i ricercatori hanno analizzato il deflusso dei fiumi e l’umidità del suolo in diverse aree del mondo, al fine di individuare eventuali variazioni nel ciclo dell’acqua dolce. I risultati hanno rivelato un impatto significativo dell’attività umana, con un aumento delle condizioni estreme di secchezza e umidità.
L’autore principale dello studio, Vili Virkki, ha sottolineato come le azioni umane, come il riscaldamento globale, la deforestazione e la costruzione di dighe, abbiano contribuito a modificare in modo sostanziale il ciclo dell’acqua dolce a livello globale.
Un ruolo chiave è stato attribuito anche all’irrigazione su larga scala, che potrebbe aver influenzato le condizioni eccezionalmente secche o umide riscontrate in diverse regioni, come i bacini fluviali del Nilo, Indo e Mississippi.
Le differenze geografiche sono state evidenziate nel corso dello studio, con un aumento delle condizioni estreme in molte regioni tropicali e subtropicali, mentre le aree temperate hanno registrato un incremento delle condizioni umide.
Questi cambiamenti nel ciclo dell’acqua dolce vanno oltre i limiti previsti, mettendo in discussione la stabilità del sistema planetario. Nonostante le implicazioni negative di tali variazioni, la conoscenza acquisita potrebbe essere fondamentale per adottare politiche di mitigazione e protezione dei sistemi idrici.
L’autore principale Matti Kummu ha sottolineato l’importanza di ridurre le pressioni umane sui sistemi di acqua dolce, fondamentali per la vita sulla Terra. Comprendere in dettaglio tali dinamiche potrebbe essere cruciale per guidare interventi mirati a limitare i danni derivanti da queste variazioni.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Water, evidenzia la necessità di un’azione immediata per preservare l’equilibrio del ciclo dell’acqua dolce e garantire la sostenibilità del nostro pianeta.
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