La storia dell’evoluzione umana è stata oggetto di una revisione importante all’inizio di quest’anno, quando un team di ricercatori ha avanzato una serie di affermazioni sensazionali su un antico ominide noto come Homo naledi. Secondo questi ricercatori, nonostante avesse un cervello non molto più grande di quello di uno scimpanzé, questa specie estinta da tempo sembrava seppellire i suoi morti e decorare le loro tombe con segni astratti. Tuttavia, uno studio recente ha sollevato dubbi su queste affermazioni, mettendo in discussione l’entusiasmo suscitato da Homo naledi.
La controversia deriva in parte dal fatto che le prove sono nascoste all’interno di una grotta inaccessibile in Sudafrica. Solo il professor Lee Berger dell’Università di Witwatersrand è riuscito ad accedere alla presunta camera funeraria, ma ha dovuto perdere molto peso e si è anche ferito durante l’esplorazione. Questa inaccessibilità ha impedito ad altri ricercatori di verificare le scoperte di Berger, e il team di Rising Star non ha invitato esperti esterni ad analizzare le prove.
Inoltre, le scoperte dei ricercatori sono state ampiamente riportate prima ancora di essere sottoposte a revisione paritaria. Tuttavia, secondo gli autori di uno studio critico, le revisioni paritarie hanno unanimemente considerato le prove delle sepolture di Homo naledi e dell’arte rupestre inadeguate nella loro forma attuale.
Gli autori dello studio evidenziano varie lacune nelle conclusioni di Berger. Ad esempio, sottolineano che in un seppellimento deliberato, il corpo è generalmente articolato, mentre le ossa di Homo naledi nella grotta di Rising Star sono sparse. Questo suggerisce che non siano state coperte o protette dopo essere state posizionate, il che mette in dubbio l’ipotesi delle sepolture deliberate.
Gli autori dello studio spiegano che ci sono due possibili scenari che potrebbero spiegare la presenza delle ossa di Homo naledi nella grotta: o un antico ominide ha deliberatamente portato i corpi morti nella grotta e li ha sepolti in fosse, oppure sono stati trasportati da processi naturali come il drenaggio dell’acqua o l’attività dei carnivori. Secondo i ricercatori, il movimento naturale di queste ossa rappresenta l’ipotesi più plausibile.
Inoltre, gli autori dello studio criticano il fatto che Berger e il suo team non abbiano utilizzato alcuna tecnica per datare le presunte incisioni di Homo naledi. Queste affermazioni non sono supportate da prove scientifiche e ignorano la possibilità che le incisioni siano state fatte da animali o visitatori umani più recenti.
In conclusione, gli autori dello studio affermano che non ci sono prove scientifiche convincenti che indichino che Homo naledi abbia seppellito i suoi morti e prodotto arte rupestre nella grotta di Rising Star, basandosi sulle informazioni finora presentate.
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