I licheni come pionieri della vita extraterrestre
I licheni sono organismi straordinari che dimostrano una sorprendente capacità di colonizzare ambienti estremi e inospitali. Questi organismi, frutto di una simbiosi tra un fungo e un’alga o cianobatteri, possono trasformare superfici apparentemente sterili in ecosistemi vibranti. Recenti studi condotti da un team di biologi dell’Università Jagellonica di Cracovia hanno esplorato la resistenza dei licheni in condizioni simili a quelle di Marte. L’obiettivo di questa ricerca è comprendere le caratteristiche fisiche e biochimiche che permettono ai licheni di mantenere attivo il loro metabolismo anche in ambienti estremi. I risultati di questo studio non solo ampliano la nostra comprensione della biologia dei licheni, ma offrono anche spunti interessanti per la ricerca astrobiologica, suggerendo che la vita potrebbe esistere anche su altri pianeti.
La simbiosi dei licheni e la loro resilienza
I licheni sono un esempio affascinante di simbiosi, in cui un fungo e un’alga o cianobatteri collaborano per formare un organismo unico. Questa unione consente ai licheni di entrare in uno stato di dormienza, risvegliandosi al contatto con l’acqua per riprendere la crescita. La loro capacità di sopravvivere in condizioni estreme sulla Terra, simile a quella dei tardigradi, li rende ideali per studi di astrobiologia. Durante le simulazioni marziane, sono stati testati due tipi di licheni:
- Il lichene crostoso, di colore pallido e bulboso.
- Il Diploschistes muscorum, caratterizzato da una struttura simile a un’alga scura e ramificata.
Questi organismi offrono un’opportunità unica per studiare la vita in condizioni extraterrestri e comprendere meglio le potenzialità di adattamento della vita.
Le condizioni estreme dell’esperimento
Per l’esperimento, i licheni sono stati risvegliati mediante nebulizzazione d’acqua e collocati in una camera a vuoto per cinque ore. Durante le prime due ore, la temperatura è stata mantenuta a 18 gradi Celsius, simulando le condizioni diurne di Marte, per poi scendere a -26 gradi Celsius, rappresentando una notte marziana. All’interno della camera, è stata pompata una miscela gassosa composta per il 95% di anidride carbonica, replicando l’atmosfera marziana. L’umidità variava da un arido 8% a un 32%, mentre la pressione atmosferica è stata mantenuta a livelli molto bassi, tra 5 e 7 millibar. Queste condizioni estreme hanno permesso di testare la resilienza dei licheni e la loro capacità di adattamento a situazioni simili a quelle di Marte.

La resistenza alla radiazione dei licheni
La ricerca si è concentrata sulla resistenza dei licheni ai raggi X, un aspetto cruciale per la vita su Marte. I licheni sono stati esposti a una dose di radiazione X di 50 gray, equivalente a quella che la superficie di Marte potrebbe ricevere in un anno. Tra le due specie testate, solo il Diploschistes muscorum ha dimostrato di sopravvivere a queste condizioni estreme. I ricercatori ipotizzano che la sua spessa crosta, intrisa di cristalli di ossalato di calcio, possa averlo protetto dai danni causati dalla radiazione. Al contrario, l’altra specie, Cladonia aculeata, non ha mostrato la stessa resistenza, nonostante fosse stata selezionata per la sua capacità di affrontare condizioni avverse.
Le implicazioni della ricerca sui licheni
Questa ricerca solleva interrogativi importanti riguardo all’introduzione di nuove specie in ambienti extraterrestri. Gli scienziati avvertono che gli esperimenti condotti in laboratorio offrono solo un assaggio delle dure realtà di Marte. Tuttavia, i risultati di questo studio arricchiscono la nostra comprensione dell’adattamento dei licheni e del loro potenziale per colonizzare ambienti extraterrestri. La pubblicazione di questi risultati nella rivista IMA Fungus contribuisce al dibattito scientifico sull’astrobiologia e sulla possibilità di vita su Marte, aprendo nuove strade per la ricerca futura.