Un recente studio mette in luce la diffusione ancora attiva del virus responsabile del COVID-19, con ben 9 animali su 47 risultati positivi al SARS-CoV-2 in uno zoo in Brasile. Secondo i ricercatori dell’Università Federale di Minas Gerais, gli zoo rappresentano un ambiente unico per lo studio dell’epidemiologia delle interazioni tra esseri umani e animali. Questi luoghi ospitano diverse specie di fauna selvatica, con frequenti contatti tra animali e operatori, specialmente gli addetti agli animali.
Lo studio condotto presso lo Zoo di Belo Horizonte, tra novembre 2021 e marzo 2023, ha permesso ai ricercatori di sequenziare tre dei genomi virali trovati nei nove animali infetti. In particolare, un lupo dagli occhiali e un daino ospitavano la variante Alpha, mentre un gorilla di pianura occidentale presentava il ceppo Omicron. L’RNA del virus raccolto dagli animali si è dimostrato simile ai campioni umani della stessa regione.
Secondo gli autori dello studio, il contatto ravvicinato tra gli animali dello zoo e i loro custodi rappresenta una delle vie principali di infezione. Questo è emerso soprattutto nel periodo novembre 2021-gennaio 2022, ma il numero di animali infettati è aumentato dopo la riapertura dello zoo al pubblico nel febbraio 2022, probabilmente a causa dell’incremento delle infezioni tra visitatori e addetti, che hanno poi trasmesso il virus agli animali.
Interessante notare che le specie infette nello zoo erano vicine tra loro nell’organizzazione generale. Tra gli animali positivi vi erano tre gorilla di pianura occidentale, due lupi dagli occhiali, un gatto delle pampas, un daino bruno, un cervo rosso e un daino.
Da quando è stato scoperto il SARS-CoV-2 nel dicembre 2019, gli scienziati sono preoccupati per la sua capacità di trasmettersi da una specie all’altra, in particolare dagli esseri umani a specie animali precedentemente non infette. Questo fenomeno non solo minaccia le specie coinvolte, ma offre al virus la possibilità di creare serbatoi naturali per evolversi e scatenare futuri focolai.
Il controllo delle malattie negli animali dello zoo è cruciale, non solo per il contatto frequente con gli esseri umani e altri animali, ma anche per il coinvolgimento in programmi di conservazione mirati a preservare le specie. Ad esempio, i gorilla di pianura occidentale sono in pericolo critico e altamente suscettibili all’infezione da SARS-CoV-2, come riportato dall’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale.
La tempestiva individuazione delle infezioni negli animali dello zoo potrebbe contribuire a una migliore comprensione della diffusione e dell’evoluzione del virus, evitando potenziali devastazioni nelle popolazioni selvatiche. La presenza di diverse varianti suggerisce un’evoluzione virale in atto e un adattamento a nuovi ospiti, secondo gli autori.
Queste scoperte sottolineano l’importanza di strategie integrate di salute pubblica che includano il monitoraggio della fauna selvatica per prevenire i rischi derivanti dalle malattie infettive emergenti. Lo studio è stato pubblicato su Virology Journal.
Links: