Tutti desideriamo vivere più a lungo, ma è altrettanto importante godersi il tempo che abbiamo qui sulla terra e cercare di condurre uno stile di vita più sano. Nel corso del secolo scorso, l’aspettativa di vita umana è aumentata in modo significativo grazie ai progressi in igiene, sanità pubblica, nutrizione e medicina, che hanno contribuito a ridurre la mortalità, soprattutto tra i giovani. Questi fattori hanno permesso a un numero sempre maggiore di persone di raggiungere un’età avanzata.
Secondo Statistiche Canada, nel 2021 i canadesi avevano un’aspettativa di vita di 81,6 anni, registrando un notevole aumento di 24,5 anni rispetto al 1921. Si prevede che entro il 2050 il numero di persone di 85 anni e oltre triplicherà. L’estensione dell’aspettativa di vita nel corso del XX secolo rappresenta uno dei più grandi successi dell’umanità.
Tuttavia, è essenziale distinguere tra lifespan, ovvero l’intervallo di tempo tra la nascita e la morte, e healthspan, che rappresenta il periodo in cui una persona gode di buona salute durante la propria vita. Con l’avanzare dell’età, sempre più persone trascorrono lunghi periodi in cattiva salute, creando un notevole peso sia per la salute individuale che per quella pubblica.
La capacità di mantenere uno stile di vita indipendente in età avanzata gioca un ruolo fondamentale nel determinare la qualità della vita di una persona. Pertanto, prolungare la vita senza garantire un healthspan adeguato risulta insufficiente. L’obiettivo dovrebbe essere quello di avvicinare il più possibile lifespan e healthspan.
L’idea di estendere l’healthspan è cruciale poiché sfida l’assunto che le malattie legate all’invecchiamento siano inevitabili e non suscettibili di essere mitigare o eliminate.
Una delle sfide principali per la salute nella popolazione anziana è la sarcopenia, ovvero la perdita di massa muscolare, forza e funzionalità, che può portare a un deterioramento funzionale, perdita di autonomia, malattie metaboliche e un aumento del rischio di cadute e fratture.
Il tessuto muscolare svolge un ruolo cruciale nel metabolismo a riposo, agendo come riserva di glucosio e lipidi, oltre a essere un importante serbatoio di aminoacidi durante periodi di stress catabolico.
La ricerca indica che a partire dalla quinta decade di vita, la massa muscolare diminuisce di circa uno per cento all’anno, mentre la forza diminuisce di circa tre per cento all’anno. Queste riduzioni sono spesso accelerate da periodi di inattività muscolare, come durante l’ospedalizzazione o la malattia.
Mantenere la salute muscolare con l’avanzare dell’età è fondamentale per estendere l’healthspan. Il tessuto muscolare scheletrico è altamente plastico e risponde agli stimoli fisici, crescendo in risposta all’esercizio e atrofizzandosi in caso di inattività.
Lo studio condotto dal professor Stuart Phillips presso l’Università di McMaster ha dimostrato che l’esercizio di resistenza, anche con carichi leggeri e eseguito sporadicamente, può contrastare le perdite muscolari nelle persone anziane durante periodi di ridotta attività.
Inoltre, l’esercizio di resistenza può migliorare la sensibilità del tessuto muscolare alle proteine alimentari, aiutando a superare la resistenza anabolica e riducendo il rischio di malattie come il diabete di tipo 2.
È emerso che le persone anziane necessitano di una maggiore quantità di proteine rispetto alle attuali linee guida stabilite. Consumare quotidianamente da 1,2 a 1,6 grammi per chilogrammo di peso corporeo di proteine di alta qualità provenienti da fonti animali e vegetali sembra essere una strategia efficace per migliorare la crescita muscolare nelle persone anziane.
Indipendentemente dall’età, impegnarsi nell’esercizio fisico e consumare una quantità adeguata di proteine di alta qualità può contribuire a ridurre il divario tra healthspan e lifespan, mantenendo l’indipendenza e massimizzando la qualità della vita in età avanzata.
Matthew Lees, Ricercatore post-dottorato presso il Dipartimento di Kinesiologia dell’Università di McMaster, ha contribuito a questo articolo.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato su The Conversation e concesso in licenza Creative Commons.
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