Il mese scorso, la NASA ha vissuto un momento di tensione quando ha temporaneamente perso il contatto con Voyager 1, la leggendaria sonda spaziale che si trova nell’immensità dello spazio interstellare. Quando l’astronave ha fatto ritorno alla comunicazione, ha sorpreso tutti utilizzando un trasmettitore che non veniva impiegato da oltre 40 anni. La NASA si è subito attivata per risolvere il problema che si era presentato.
La vicenda ha avuto inizio il 16 ottobre, quando la NASA ha inviato un comando a Voyager 1 per attivare uno dei suoi riscaldatori. Un’azione apparentemente banale, ma che ha causato la perdita di comunicazione con la Terra da parte della sonda. La distanza siderale in cui si trova Voyager 1, quasi 25 miliardi di chilometri, comporta un ritardo di circa 23 ore per la trasmissione e la ricezione dei segnali, anche alla velocità della luce.
Il 18 ottobre, Voyager 1 non ha risposto alla chiamata di ritorno programmata, ma la Deep Space Network (DSN) della NASA è riuscita a individuare il segnale su una frequenza leggermente diversa. Si è scoperto che l’attivazione del riscaldatore ha innescato il sistema di protezione dai guasti della sonda, che ha automaticamente spento il trasmettitore radio X-band, principale mezzo di comunicazione con la Terra, per conservare energia.
La DSN ha ripristinato la connessione e sembrava che tutto fosse tornato alla normalità, ma il giorno successivo la comunicazione è stata nuovamente interrotta. Si sospetta che il trasmettitore X-band abbia attivato il sistema di protezione dai guasti altre due volte, portando allo spegnimento completo dell’astronave, che è passata al trasmettitore S-band per risparmiare energia.
Gli ingegneri della DSN sono riusciti a riconnettersi con successo al trasmettitore S-band, confermando che funziona ancora. Il team sta attualmente lavorando per individuare e risolvere il problema prima di riattivare il trasmettitore X-band. L’obiettivo è far tornare Voyager 1 alle normali operazioni il prima possibile.
Questa vicenda mette in luce la straordinaria capacità umana di condurre operazioni diagnostiche così complesse da così lontano, utilizzando tecnologie che hanno quasi mezzo secolo. Tuttavia, le sonde Voyager stanno incontrando sempre più problemi tecnici a causa dell’invecchiamento. Nel 2022, un errore ha causato la trasmissione di dati confusi da parte di Voyager 1 per diversi mesi, mentre tra il 2023 e il 2024 la sonda ha inviato solo informazioni errate, dovute a un chip corrotto nel sistema di memoria.
È fondamentale mantenere in funzione le sonde Voyager, poiché stanno esplorando una regione dello spazio mai esplorata prima: lo spazio interstellare. Qui, al di fuori dell’influenza del Sole, le sonde hanno fatto scoperte affascinanti. Tuttavia, il tempo a disposizione potrebbe essere limitato. A causa dell’esaurimento delle risorse energetiche, è previsto che smetteranno di raccogliere dati scientifici dopo il 2025 e entro il 2036 saranno fuori portata della DSN, perdendo così il contatto con la Terra.
Le sonde Voyager potrebbero impiegare decine di migliaia di anni per attraversare la Nube di Oort, una struttura ghiacciata che circonda il nostro sistema solare. Circa 40.000 anni dopo, le due sonde passeranno entro due anni luce dalle stelle vicine, continuando il loro viaggio nel buio dell’universo, portando con sé gli ultimi vestigi della cultura umana.
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