Lucy, l’Australopithecus afarensis più famoso al mondo, è stata scoperta nel 1974 nella regione dell’Afar, in Etiopia, da un team di scienziati. I resti di Lucy, che comprendono frammenti ossei corrispondenti al 40% dello scheletro, hanno rivoluzionato la nostra comprensione degli antenati umani. Lucy camminava su due gambe, aveva circa 11-13 anni e misurava 1,10 metri di altezza, pesando 29 kg.
La scoperta di Lucy è stata definita un avanzamento eccezionale nella paleontologia. Questo ritrovamento ha rappresentato un punto di svolta nel nostro sapere sui nostri antenati umani, aprendo nuove prospettive di ricerca. Lucy è stata considerata a lungo la nonna dell’umanità, ma studi più recenti suggeriscono che potrebbe essere stata più simile a una zia o una cugina.
Le scoperte scheletriche in diversi luoghi come l’Etiopia, il Sudafrica e il Kenya hanno portato a dibattiti su quando emersero diverse specie di ominidi e su come classificarle all’interno della famiglia umana. La scoperta di Toumai in Ciad nel 2001, datata sei o sette milioni di anni fa, ha indicato che la famiglia umana potrebbe risalire molto più indietro di quanto si pensasse.
Lucy, nonostante sia stata oggetto di numerosi studi, continua a nascondere molti segreti. Ricerche recenti hanno rivelato che trascorreva parte del suo tempo sugli alberi e che aveva arti superiori altamente sviluppati. Uno studio del 2022 ha evidenziato che i neonati dell’Australopithecus avevano un cervello molto immaturo, simile a quello dei neonati umani odierni, richiedendo un sostegno genitoriale per sopravvivere.
Il Museo Nazionale dell’Etiopia conserva gelosamente i resti di Lucy, che continuano a essere oggetto di richieste di studio. Gli avanzamenti scientifici e le attrezzature moderne stanno aprendo nuove prospettive di ricerca su Lucy e i suoi simili, gettando le basi per le domande scientifiche del futuro.
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