Studio rivela collegamento tra PFAS e disturbi del sonno

Scoperte le implicazioni dei PFAS sulla qualità del sonno e la salute neurologica

Un recente studio condotto dalla Keck School of Medicine ha rivelato un collegamento inedito tra alti livelli di quattro specifici tipi di PFAS e disturbi del sonno, identificando anche i geni coinvolti in questo processo. I partecipanti con concentrazioni elevate di PFAS nel sangue hanno riportato una qualità del sonno inferiore, aprendo la strada alla ricerca dei meccanismi molecolari sottostanti.

Le sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS) entrano nel corpo attraverso il contatto con oggetti di uso quotidiano e possono persistere nell’ambiente per decenni. La stragrande maggioranza degli americani presenta livelli rilevabili di PFAS nel sangue, e negli ultimi anni queste sostanze sono state associate a una serie di problemi di salute, tra cui cancro, malattie neurologiche e disturbi ormonali.

Lo studio, finanziato dal National Institutes of Health (NIH) e pubblicato su Environmental Advances, è uno dei pochi ad esplorare il legame tra PFAS e sonno. Il ricercatore principale, Shiwen (Sherlock) Li, PhD, ha sottolineato l’importanza di comprendere come queste sostanze possano influenzare direttamente la qualità del sonno, con potenziali implicazioni a lungo termine sulla salute neurologica e metabolica.

Il team ha analizzato campioni di sangue e dati sul sonno di 144 giovani adulti, identificando una correlazione significativa tra quattro tipi di PFAS – PFDA, PFHxS, PFOA e PFOS – e disturbi del sonno. I partecipanti con livelli più alti di queste sostanze hanno dormito meno e presentato una qualità del sonno peggiore rispetto a quelli con concentrazioni inferiori.

Il PFOS, in particolare, è stato associato a problemi di sonno auto-riferiti, come difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni e sensazione di stanchezza durante il giorno. Queste sostanze, considerate “per sempre” per la loro persistenza nell’ambiente, potrebbero avere effetti a lungo termine sulla salute, anche in relazione a disturbi neurologici come l’Alzheimer.

Il team ha esaminato anche l’impatto dei PFAS a livello genetico, identificando geni coinvolti nella regolazione del sonno e nella funzione cognitiva. L’espressione di geni come HSD11B1 e cathepsina B è stata influenzata dalle sostanze chimiche per sempre, suggerendo possibili meccanismi biologici alla base dei disturbi del sonno.

Questi risultati potrebbero contribuire a una maggiore consapevolezza sui rischi legati all’esposizione ai PFAS e alla necessità di regolamentare più attentamente queste sostanze. Il team continuerà a esplorare il legame tra PFAS e sonno, con particolare attenzione ai bambini, nell’ambito del Consorzio Multi-Omics per la Salute e le Malattie del NIH.

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