Il 2024 si prospetta come il primo anno completo con un riscaldamento globale di 1,5°C sopra i livelli preindustriali, superando il record dell’anno precedente con un aumento di 0,60°C rispetto alla media del periodo 1991-2020. Questa evidenza è confermata dai dati di Copernicus, Berkeley Earth e il Met Office del Regno Unito, resi noti in occasione del summit sul cambiamento climatico COP29 delle Nazioni Unite attualmente in corso in Azerbaijan.
Nonostante l’El Niño abbia inizialmente contribuito al riscaldamento all’inizio dell’anno, il calore eccessivo è perdurato anche dopo la sua dissoluzione alcuni mesi fa. Il rapporto preliminare dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) sullo Stato del Clima Globale nel 2024 è stato appena pubblicato.
Il 2024 si preannuncia come l’anno più caldo mai registrato, segnando una serie prolungata di temperature globali mensili eccezionalmente elevate. Persone e innumerevoli animali stanno già subendo le conseguenze dirette di questo eccesso di calore indotto dai combustibili fossili, oltre ai crescenti disastri naturali che ne alimentano l’escalation.
Si stima che tre persone su quattro dovranno affrontare cambiamenti climatici estremi nei prossimi due decenni. L’energia in eccesso nell’atmosfera sta destabilizzando i sistemi climatici, portandoli da un estremo all’altro, come una trottola che vacilla prima di rovesciarsi.
Le alluvioni mortali in Valencia, l’uragano Milton negli Stati Uniti, gli incendi devastanti in Perù e la perdita di oltre un milione di tonnellate di riso a causa delle inondazioni in Bangladesh, che hanno inflazionato i prezzi alimentari di base, sono solo alcuni degli eventi che hanno caratterizzato l’ultimo mese.
Le precipitazioni record, le inondazioni, i cicloni tropicali in rapida intensificazione, il caldo estremo, la siccità implacabile e gli incendi boschivi furiosi osservati in diverse parti del mondo quest’anno sono la nuova realtà e un assaggio del futuro, secondo la Segretaria Generale dell’OMM, Celeste Saulo.
L’OMM sottolinea che un anno sopra 1,5°C non implica il superamento permanente dell’obiettivo dell’Accordo di Parigi, poiché si basa su una media decennale. Fluttuazioni a breve termine come El Niño e La Niña possono comunque influenzare rapidamente la situazione.
Alcuni ricercatori sostengono che la soglia dei 1,5°C sia già stata superata, sollevando preoccupazioni sul cedimento di sistemi vitali come il sistema corrente dell’Oceano Atlantico, l’Amazzonia e i ghiacci polari.
Il climatologo Mark Howden dell’Università Nazionale Australiana avverte che senza una rapida riduzione delle emissioni, ci dirigiamo verso un mondo a 3°C, con impatti significativi già evidenti in tutto il mondo.
Anche se la quantità di riscaldamento è cruciale per comprendere la direzione futura, l’obiettivo rimane la riduzione delle emissioni di combustibili fossili, come sottolineato fin dai primi rapporti dell’IPCC nel 1990.
Con i partecipanti al COP29 delle Nazioni Unite che stanno discutendo nuovi accordi sui combustibili fossili, i professionisti del clima sono diventati scettici sui summit climatici, considerando le attuali circostanze geopolitiche.
Ogni azione volta a ridurre il riscaldamento contribuirà a salvare vite future, indipendentemente dal punto in cui ci troviamo su questa linea temporale critica. Ogni frazione di grado di riscaldamento conta, sottolinea Saulo, aumentando gli estremi climatici, gli impatti e i rischi.
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