L’impatto dell’uomo sul declino avicolo nel corso dei millenni

Analisi scientifica sulle conseguenze dell'estinzione delle specie di uccelli

Gli esseri umani, pur amando gli uccelli, sembrano aver inflitto maggiormente sofferenze agli anfibi con la loro ascesa. Un’analisi accurata del declino avicolo ha evidenziato l’impatto negativo non solo sulle specie di uccelli, ma anche sugli ecosistemi che dipendevano da esse. Il team di 24 istituti scientifici ha focalizzato la propria attenzione esclusivamente sugli uccelli per fornire un quadro più chiaro della situazione, superando le limitazioni biologiche e spaziando nel tempo, risalendo al declino avicolo di 130.000 anni fa, prima che l’uomo si diffondesse al di là dell’Africa.

La consapevolezza che il dodo si estinse nel giro di 70 anni dalla sua scoperta ha segnato una svolta nel modo di concepire la durata delle specie. Tuttavia, non fu il primo caso di estinzione causata dall’uomo. Grandi uccelli come il Moa della Nuova Zelanda e gli Elephant Birds del Madagascar scomparvero poco dopo l’arrivo dell’uomo sulle loro isole native. Sebbene le specie si estinguano naturalmente, il tasso attuale di perdita di uccelli è senza precedenti.

Un gruppo di ricercatori ha analizzato un database di 610 specie di uccelli estinte, principalmente a causa dell’azione umana, valutando le implicazioni di queste perdite per l’ecosistema. Oltre al semplice numero di specie scomparse, ciò su cui è cruciale concentrarsi è il ruolo fondamentale che ogni specie svolge all’interno dell’ambiente, come sottolinea il dottor Tom Matthews dell’Università di Birmingham, primo autore dello studio.

Le specie di uccelli svolgono compiti vitali, come il controllo dei parassiti, il riciclo della materia morta, la dispersione dei semi e l’impollinazione. Quando queste specie si estinguono, la diversità funzionale dell’ecosistema ne risente direttamente, con conseguenze come epidemie di insetti parassiti e perdita di specie impollinate.

Oltre alla diversità funzionale, ogni specie porta con sé una storia evolutiva unica. La perdita di una specie equivale a tagliare un ramo dell’albero della vita, con la conseguente perdita di diversità filogenetica. Matthews e i suoi colleghi hanno cercato di quantificare ciò che è stato perso, stimando il tempo di sopravvivenza medio di ogni specie prima dell’avvento dell’uomo, che si aggirava intorno ai 5 milioni di anni.

Il lavoro ha evidenziato una perdita cumulativa del 7 percento della diversità funzionale di tutti gli uccelli presenti prima dell’arrivo dell’uomo. Il 5,3 percento delle specie di uccelli si è estinto nel corso del tempo, soprattutto quelle con caratteristiche fisiche o habitat particolari che le rendevano meno adatte al mondo modificato dall’uomo.

Il tasso di perdita di specie si sta accelerando a causa del riscaldamento globale, della deforestazione e delle specie invasive. Lo studio rappresenta un appello per fermare la distruzione delle specie sull’orlo dell’estinzione e fornisce indicazioni utili agli enti di conservazione su dove concentrare le risorse per preservare la biodiversità. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Science.

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