Prima che i primi membri del genere Homo apparissero sulla Terra, un gruppo di antichi ominidi simili alle scimmie chiamati Australopitechi potrebbe aver già sviluppato la destrezza manuale per utilizzare gli strumenti. Fino ad ora, gli antropologi avevano supposto che queste creature estinte mancassero della forma giusta della mano per compiti così complessi, ma una nuova analisi suggerisce che fossero in realtà capaci di afferrare con forza e manipolare oggetti con la mano.
Gli Australopitechi fecero la loro comparsa sulle prime pagine dei giornali mezzo secolo fa quando i ricercatori scoprirono un esemplare di 3,2 milioni di anni appartenente alla specie Australopithecus afarensis, conosciuto nel mondo come Lucy. Per determinare le capacità manuali di questi ominidi primordiali, gli autori del nuovo studio hanno creato modelli tridimensionali dei muscoli, tendini, legamenti e ossa delle mani di tre diverse specie di Australopitechi.
Iniziando con Australopithecus sediba – che visse poco meno di due milioni di anni fa – i ricercatori hanno trovato un modello di attaccamento muscolare che suggerisce un uso simile a quello umano delle mani, compreso l’afferrare con forza, la manipolazione in mano e, potenzialmente, l’uso degli strumenti. In particolare, è emerso che la muscolatura intrinseca del mignolo della creatura era allineata con quella delle specie di Homo successive, che facevano ampio uso di questo dito nella produzione e nell’uso di utensili di pietra.
Dato che A. sediba fu tra gli ultimi degli Australopitechi e coesistette con alcune specie umane, gli autori dello studio affermano di aver previsto di osservare certe somiglianze con la nostra linea evolutiva. Rivolgendo poi la loro attenzione a Lucy, molto più antica, hanno scoperto che le mani di Lucy probabilmente mostravano una combinazione di tratti simili a quelli delle scimmie e degli esseri umani, con certe caratteristiche che sembravano più in linea con quelle di gorilla, scimpanzé e oranghi.
Nonostante ciò, la specie sembra aver avuto un certo grado di uso abituale simile a quello umano delle mani, coinvolgendo un maggiore utilizzo del quinto raggio. In precedenza, si riteneva che A. afarensis fosse incapace di produrre utensili di pietra e quindi fosse escluso come possibile creatore dell’industria Lomekwian, che rappresenta gli utensili più antichi conosciuti sul pianeta. Tuttavia, mentre gli autori dello studio evitano di attribuire questi antichi manufatti a Lucy e compagni, suggeriscono che la specie potesse essere capace di produrre utensili rudimentali mentre utilizzava le mani per la locomozione simile a quella delle scimmie sugli alberi (presumibilmente non contemporaneamente, però!).
È stato poi prodotto un terzo e ultimo modello per Australopithecus africanus, che, come A. afarensis, mostrava una combinazione di tratti manuali simili a quelli delle scimmie e degli esseri umani. Tuttavia, i ricercatori non sono stati in grado di determinare i tipi di comportamenti di cui questa specie sarebbe stata capace.
Nel complesso, i nostri risultati suggeriscono che A. sediba e A. afarensis eseguivano abitualmente una serie di attività manuali simili (ma non identiche) ai modelli di afferrare con forza e manipolazione in mano visti nei successivi Homo. Queste scoperte forniscono nuove prove che alcune specie di australopitechi erano già abitualmente impegnate in manipolazioni simili a quelle umane, anche se è probabile che la loro destrezza manuale non fosse così elevata come nei successivi Homo.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Journal of Human Evolution.