Una nuova analisi prevede che quasi tre quarti della popolazione mondiale affronteranno cambiamenti significativi e rapidi nelle temperature e nelle precipitazioni nei prossimi 20 anni, rappresentando un severo avvertimento per molte persone in tutto il mondo. Questo scenario potrebbe essere evitato solo attraverso una drastica riduzione delle emissioni di gas serra.
Nonostante le prove abbondanti che dimostrano l’attuale ingresso in condizioni climatiche senza precedenti da millenni, il dibattito sul cambiamento climatico rimane controverso. Sebbene la natura e la società siano abituate a variazioni e cambiamenti regionali su diverse scale temporali, i cambiamenti che si verificano più rapidamente del previsto possono avere conseguenze devastanti.
Un esempio lampante di ciò è rappresentato dall’ondata di calore record che ha colpito il Nord America nel 2021, considerata impossibile senza il cambiamento climatico. Questi eventi estremi possono causare stress da calore e morti tra persone e animali, danneggiare gli ecosistemi, ridurre i raccolti agricoli, interrompere i trasporti e influenzare i sistemi di raffreddamento delle centrali elettriche.
Allo stesso modo, le precipitazioni estreme possono provocare inondazioni dannose per le infrastrutture, le abitazioni e l’ambiente circostante, aumentare l’erosione, compromettere la qualità dell’acqua e distruggere i raccolti. Esiste anche il rischio che questi eventi estremi si sovrappongano, generando impatti ancora più devastanti rispetto a un singolo evento, come nel caso delle inondazioni che hanno colpito il Pakistan nel 2022.
La dottoressa Carley Lles e il suo team del Centro Internazionale per la Ricerca sul Clima (CICERO), in collaborazione con l’Università di Reading, hanno esaminato come il riscaldamento globale possa interagire con le variazioni climatiche normali per generare cambiamenti rapidi nelle temperature estreme e nelle precipitazioni a livello regionale.
Secondo la dottoressa Lles, concentrarsi sui cambiamenti regionali è cruciale poiché hanno un impatto più diretto sull’esperienza delle persone e degli ecosistemi rispetto alla media globale. L’obiettivo è identificare le regioni che subiranno cambiamenti significativi nei tassi di eventi estremi nei prossimi decenni.
La ricerca evidenzia che fino al 20% della popolazione mondiale potrebbe essere esposta a rischi climatici estremi nei prossimi 20 anni se le emissioni di gas serra vengono ridotte in linea con l’Accordo di Parigi. Tuttavia, in assenza di sforzi significativi, questa percentuale potrebbe salire fino al 70% della popolazione.
Le simulazioni climatiche condotte dal team indicano che vaste aree dei tropici e dei subtropici, che attualmente ospitano circa il 70% della popolazione mondiale, probabilmente sperimenteranno forti cambiamenti nelle temperature estreme e nelle precipitazioni nei prossimi 20 anni, secondo lo scenario ad alte emissioni.
Anche in caso di una significativa riduzione delle emissioni, si prevede che circa 1,5 miliardi di persone saranno comunque colpite. La pulizia dell’inquinamento atmosferico, soprattutto sopra l’Asia, potrebbe portare ad aumenti accelerati degli estremi caldi e influenzare i monsoni estivi asiatici, come sottolinea la dottoressa Laura Wilcox dell’Università di Reading.
Sebbene la pulizia dell’aria sia essenziale per motivi di salute, l’inquinamento atmosferico ha in parte mascherato gli effetti del riscaldamento globale. Ora, la necessaria pulizia potrebbe interagire con il riscaldamento globale, generando cambiamenti significativi nelle condizioni estreme nei prossimi decenni.
Il team sottolinea che tali risultati hanno importanti implicazioni per l’adattamento al cambiamento climatico. È fondamentale prepararsi a eventi estremi senza precedenti nei prossimi anni per mitigarne gli impatti più gravi.
L’articolo completo è pubblicato sulla rivista Nature GeoScience.
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