Nel corso delle nostre osservazioni dei cieli con telescopi sempre più potenti, abbiamo fatto scoperte sorprendenti che hanno messo alla prova i nostri modelli dell’universo. Tra queste scoperte vi sono le Odd Radio Circles (ORC) e i Kýklos, così come galassie (potenzialmente) sovradimensionate nell’universo primordiale.
Una delle scoperte più straordinarie è stata fatta grazie al telescopio spaziale a raggi X eROSITA, un progetto congiunto russo-tedesco finalizzato alla mappatura dell’universo attraverso i raggi X. Nel 2020, questo strumento ha rivelato una struttura di dimensioni gigantesche situata in prossimità del centro della nostra galassia.
La struttura, che ricordava una enorme bolla che si espandeva da un punto indefinito, presentava però un’incognita: la sua distanza era sconosciuta. Si ipotizzava potesse trattarsi di una struttura di scala locale, di circa 102 parsec, nelle vicinanze del buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia, oppure di una struttura di dimensioni assolutamente gigantesche, di scala 104 rispetto a Sagittarius A* stesso.
Studi recenti hanno reso più plausibile l’ipotesi che si stia osservando una struttura di dimensioni straordinarie in direzione del centro galattico, simile alle bolle di Fermi individuate dal telescopio spaziale gamma Fermi.
L’ipotesi prevalente attualmente è che queste bolle siano il risultato di un’enorme quantità di energia rilasciata nel centro galattico (GC). Piuttosto che essere entità separate, il cosiddetto “Lotus Petal Cloud” costituisce insieme al “North Polar Spur” la bolla settentrionale di eROSITA.
Secondo uno studio recente pubblicato nelle Lettere dell’Astrophysical Journal, considerando che le due caratteristiche distanti (NPS e LPC) coprono un angolo di 90°, la bolla formata da esse dovrebbe essere estremamente distante e di dimensioni gigantesche, con una scala di diversi chiloparsec.
Il modello più plausibile per una struttura del genere è una gigantesca bolla generata e spinta da episodi di rilascio di energia nel GC. Gli astrofisici suggeriscono che queste bolle siano alimentate da “sbocchi di scarico”, dove i campi magnetici agiscono come pareti del camino attraverso cui il gas caldo viaggia, analogamente al fumo.
Scott Mackey, dottorando all’Università di Chicago e autore principale di uno studio sull’argomento, ha spiegato che durante il viaggio, il gas surriscaldato viaggia a velocità elevate lungo questo “camino”, generando onde d’urto e brillanti emissioni di raggi X rilevate dai telescopi terrestri.
Secondo lo studio, mentre una stella viene inghiottita da un buco nero, la polvere surriscaldata viaggia lungo questo “camino” ad alta velocità prima di fuoriuscire dallo sbocco in cima, a circa 700 anni luce sopra il centro galattico.
I confini ben definiti di queste bolle probabilmente tracciano gli urti generati dall’enorme rilascio di energia dalla parte interna della nostra Galassia nell’alone galattico, come spiegato da Peter Predehl, primo autore di un altro studio pubblicato su Nature.
Ulteriori studi sono necessari per comprendere appieno il meccanismo di formazione di queste strane bolle e il loro impatto sull’evoluzione della nostra galassia e di altre.
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