La centralità dell’universo: una prospettiva scientifica e filosofica

Nella nostra regione locale dell’universo il Cluster della Vergine, mostrato qui è una sorta di centro, la sua massa distorce tutto intorno a sé, ma l’universo nel suo complesso non ha un centro. (NASA/JPL-Caltech/SSC)

Se hai avuto l’opportunità di interagire con un individuo narcisista, o di lavorare con uno, è probabile che tu abbia sentito l’espressione: “Pensano di essere il centro dell’universo”. Questa affermazione, sebbene possa sembrare eccessiva, in realtà contiene una verità sorprendente. Ogni individuo è, in un certo senso, il centro dell’universo, non solo in senso metaforico, ma anche fisicamente.

L’umanità ha dimostrato nel corso della storia di essere incline a un certo narcisismo, e per gran parte della nostra esistenza abbiamo creduto di occupare una posizione centrale nell’universo. Molti individui hanno guardato intorno a sé e hanno concluso che la Terra fosse piatta, con il Sole, i pianeti e le stelle che ruotavano attorno a loro. Sebbene gli scienziati precoci abbiano confutato questa visione, dimostrando che la Terra non era piatta, ma sferica, l’idea di essere al centro delle cose ha persistito per secoli.

La rivoluzione copernicana ha finalmente spostato la Terra dal centro dell’universo, ma per un certo periodo il Sole è stato considerato il cuore dell’universo. Solo successivamente, con l’osservazione che la Via Lattea era più densamente popolata nella direzione del Sagittario, il Sole è stato declassato a una modesta stella nei sobborghi galattici.

Negli anni ’20, gli astronomi hanno realizzato che la Via Lattea era solo una delle tante galassie presenti nell’universo, portando l’umanità a confrontarsi con la consapevolezza che la nostra posizione non era affatto privilegiata.

Questa nuova prospettiva ha scosso le fondamenta della filosofia e ha minato la fede religiosa, poiché se la Terra è solo un minuscolo punto nell’immensità dell’universo, è difficile credere che il creatore si interessi particolarmente ai dettagli della nostra esistenza.

Successivamente, Edwin Hubble ha osservato che le galassie si allontanano l’una dall’altra, suggerendo che forse, in un certo senso, eravamo comunque al centro dell’espansione dell’universo. Questo ha portato a una rivoluzione concettuale, spingendo gli scienziati a riconsiderare la struttura stessa dell’universo.

Descrivere l’universo come un pallone in espansione può essere utile come metafora introduttiva, ma è fuorviante. L’universo non ha un bordo definito come la superficie di un pallone, che implicherebbe un centro. Allo stesso modo, non esiste un punto specifico in cui sia avvenuto il Big Bang; esso è avvenuto ovunque.

Gran parte dell’universo è nascosta alla nostra osservazione, poiché la luce emessa da queste regioni non ha ancora avuto il tempo di raggiungerci dall’inizio dell’universo. Quello che possiamo osservare è l’universo osservabile, un’area entro la quale la luce ha avuto il tempo di raggiungerci in circa 14 miliardi di anni.

Nonostante le dimensioni apparenti dell’universo osservabile, la velocità della luce ci consente di vedere distanze simili in ogni direzione, conferendo a ciascuno di noi una posizione centrale in questo universo osservabile. Anche un osservatore nella galassia di Andromeda avrebbe una prospettiva simile, con piccole variazioni dovute alla sua posizione relativa.

In conclusione, i narcisisti possono vantare di essere al centro dell’universo, ma errano nel considerare gli altri come periferici. Scientificamente e moralmente parlando, ciascuno di noi è al centro del proprio universo, e sebbene le nostre prospettive possano sovrapporsi, è importante rispettare la verità e la centralità degli altri.

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