Armi letali dell’Età del Bronzo: tra cerimonia e battaglia

Spada dell'età del bronzo
I ricercatori si stanno attaccando l’un l’altro con antiche spade per la scienza. (johzio/Shutterstock.com)

L’Età del Bronzo è stata caratterizzata da conflitti sanguinosi, resi possibili dall’introduzione di nuove armi forgiate con la lega di rame e stagno che ha dato il nome all’epoca. Sebbene l’analisi di queste antiche armi attraverso strumentazioni da laboratorio possa fornire importanti informazioni sulla loro storia, l’unico modo per comprendere appieno la loro efficacia nel combattere è testarle in azione. In un’ottica di archeologia sperimentale, i ricercatori hanno dedicato anni a sperimentare con repliche di armi preistoriche, simulando pugnalate, tagli e colpi per gettare nuova luce sui metodi di utilizzo di queste affilate armi durante l’Età del Bronzo.

Uno studio recente, pubblicato sul Journal of Archaeological Science: Reports, ha affrontato una lunga disputa riguardante le spade dell’Età del Bronzo provenienti dalla Boemia e Moravia, nell’attuale Repubblica Ceca, cercando di determinare se fossero destinate all’uso in battaglia o se avessero uno scopo puramente cerimoniale. Dopo aver analizzato i segni di usura su 47 antiche spade, i ricercatori hanno realizzato quattro repliche in bronzo per testarle in combattimento. I risultati hanno dimostrato che i danni osservati sulle lame delle repliche corrispondevano a quelli sulle spade antiche, suggerendo che queste armi non fossero solo decorative, ma effettivamente utilizzate in battaglia.

Per valutare la letalità delle antiche armi, gli archeologi hanno anche testato le spade su un maiale, rilevando che le pugnalate lasciavano segni sulle costole e alcune lame perforavano fino all’osso. Studiando come i guerrieri dell’Età del Bronzo potessero impiegare queste spade in attacco, è emerso che i tagli in trazione erano particolarmente efficaci, causando danni significativi ai tessuti molli e portando alla morte dell’avversario per sanguinamento e indebolimento.

Un secondo studio, pubblicato sul Journal of Archaeological Science, ha coinvolto un team di ricercatori esperti di arti marziali che si sono confrontati con repliche di lance dell’Età del Bronzo, basate su armi antiche rinvenute nei Paesi Bassi. Utilizzando il corpo di un capriolo al posto di un maiale, gli esperimenti hanno evidenziato la capacità letale di queste armi nel provocare ferite gravi, tipiche di situazioni di conflitto o sopravvivenza estrema.

Le lance erano in grado di frantumare completamente le ossa delle zampe del capriolo, suggerendo che molte lesioni antiche attribuite a traumi da forza contundente potessero essere state causate proprio da queste armi. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che, maneggiate con abilità, le lance potevano essere utilizzate per infliggere ferite sanguinanti non letali, indicando che potevano essere impiegate sia in combattimenti cerimoniali che in conflitti reali.

Come nel caso dello studio sulle spade, i segni di usura lasciati sulle lance dai ricercatori durante gli esperimenti corrispondevano a quelli osservati sulle vere armi dell’Età del Bronzo, suggerendo che queste letali armi fossero utilizzate in contesti diversi per infliggere una vasta gamma di lesioni.