La minaccia del mercurio nell’Artico: una bomba ambientale in agguato

Uomo che pesca volando nel fiume Yukon, il bacino del fiume Yukon, Canada, Alaska.
Il bacino del fiume Yukon si estende per oltre 330.000 chilometri quadrati (127.413 miglia quadrate) nelle regioni del nord-ovest del Canada e del centro dell’Alaska. (Greg Johnson/Unsplash)

Una bomba di mercurio di proporzioni gigantesche è in agguato nell’Artico, pronta a esplodere. Mentre il pianeta si riscalda a causa dei cambiamenti climatici, il mercurio, conservato nel permafrost per millenni, rischia di riversarsi nell’ambiente, con conseguenze devastanti per la fauna selvatica e per gli esseri umani.

Recenti ricerche condotte da scienziati hanno analizzato il potenziale rilascio di mercurio nell’ecosistema dal permafrost scongelato attorno al fiume Yukon. Per ottenere dati accurati, gli studiosi si sono recati nei villaggi settentrionali di Beaver e Huslia, situati nel Bacino del fiume Yukon in Alaska, e hanno prelevato campioni di nucleo dai primi 3 metri di permafrost. Questi campioni sono stati poi confrontati con i dati satellitari relativi alle modifiche del corso del fiume Yukon.

Lo studio ha rivelato che durante l’erosione delle rive dei fiumi si verifica un significativo rilascio di mercurio, mentre una quantità minore e variabile viene ridepositata durante lo spostamento dei fiumi. Questi risultati indicano che il mercurio proveniente dal permafrost potrebbe costituire una minaccia ambientale e sanitaria per i circa 5 milioni di abitanti della regione artica.

Josh West, coautore dello studio e professore di scienze della Terra e studi ambientali presso l’Università della California del Sud – Dornsife, ha sottolineato: “Potrebbe esserci questa gigantesca bomba di mercurio nell’Artico pronta ad esplodere”. Il mercurio è un metallo liquido a temperatura ambiente, estremamente tossico in quanto agisce come neurotossina, legandosi e inibendo l’attività di enzimi e proteine cruciali per il funzionamento delle cellule nervose.

Questo elemento non è presente solo nei termometri e nei laboratori scientifici, ma circola in quantità ridotte nel mondo naturale, essendo assorbito dalle piante che, una volta morte, contribuiscono al suo accumulo nel suolo. Nell’Artico, il mercurio è particolarmente diffuso a causa del congelamento del suolo nel permafrost, che lo intrappola per lunghe ere.

Il riscaldamento accelerato dell’Artico, fino a quattro volte superiore alla media globale, dovuto ai cambiamenti climatici, rende la regione particolarmente vulnerabile. Il mercurio, accumulandosi nella catena alimentare, dai vegetali alle piccole creature fino ai pesci e agli altri animali consumati dall’uomo, rappresenta una minaccia crescente.

West ha spiegato che, a differenza della crisi dell’acqua di Flint nel Michigan, il problema del mercurio è legato alla bioaccumulazione. L’esposizione prolungata, con livelli crescenti di mercurio rilasciato, potrebbe avere conseguenze devastanti sull’ambiente e sulla salute delle comunità che abitano lungo il fiume Yukon e in altre zone artiche.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters, evidenziando l’urgenza di affrontare questa minaccia imminente per la salute e l’ambiente nella regione artica.

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