Mark Spitz e Michael Phelps, due tra i più grandi olimpionici moderni, avrebbero avuto poco successo nell’Antica Grecia, dove il nuoto non era considerato uno sport olimpico. Nonostante la maggior parte dei Greci fosse abile nel nuoto e ne fosse orgogliosa, questo sport non faceva parte dei Giochi Olimpici originali, svoltisi tra l’ottavo e il quarto secolo a.C. In quei tempi, le discipline principali erano la lotta, il pugilato e il pentathlon. Curiosamente, il nuoto era considerato un’abilità rispettabile, tanto che un insulto comune era dire che qualcuno non sapeva né leggere né nuotare.
Alcuni studiosi hanno ipotizzato che il nuoto fosse escluso dai Giochi perché non era considerato un’attività militare, e tutti gli sport olimpici dovevano avere un’applicazione pratica sul campo di battaglia. Tuttavia, ci sono resoconti storici di soldati greci che hanno utilizzato il nuoto per scopi militari durante le Guerre Persiane e la Guerra del Peloponneso. Questi episodi dimostrano che il nuoto poteva essere un’abilità utile anche in contesti bellici.
Il dottor Edward Clayton della Central Michigan University ha avanzato un’interessante teoria sul perché il nuoto non fosse incluso nei Giochi Olimpici antichi. Secondo Clayton, gli eventi di nuoto potevano essere vinti da individui come pescatori o sommozzatori, che non appartenevano alla classe aristocratica considerata portatrice di “arete”, ovvero la virtù e l’eccellenza dell’anima. Gli antichi Greci ritenevano che solo coloro provenienti da famiglie nobili potessero dimostrare questa qualità, escludendo di fatto i lavoratori manuali, definiti “banausoi”.
Per i pensatori dell’epoca, le attività banausiche non contribuivano alla perfezione del corpo e dell’anima, e guadagnare denaro tramite l’attività fisica era considerato degradante. Pertanto, qualsiasi competizione sportiva che potesse essere vinta da individui privi di arete non poteva essere considerata olimpica. Inoltre, gli antichi Greci credevano che la bellezza fisica riflettesse l’eccellenza dell’anima, motivo per cui gli atleti gareggiavano nudi per mostrare appieno la propria virtù.
Secondo Clayton, gli eventi di nuoto non erano adatti agli antichi Giochi Olimpici poiché avrebbero impedito la visualizzazione della bellezza fisica degli atleti, elemento fondamentale per i Greci. La competizione atletica aveva anche un forte componente erotico, e il nuoto in acqua avrebbe oscurato la vista dei concorrenti, impedendo al pubblico di apprezzarne la bellezza. Questa teoria è stata pubblicata nell’Athens Journal of Sports, offrendo una nuova prospettiva sul perché il nuoto non fosse parte dei Giochi Olimpici antichi.
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