Un fossile straordinario, un tentacolo intrappolato nell’ambra risalente a 99 milioni di anni fa, è emerso come il primo reperto parziale di un verme solitario mai rinvenuto, suggerendo che i parassiti potrebbero aver infestato gli intestini sin dall’inizio del Cretaceo. I vermi solitari, noti anche come Cestoda, sono organismi presenti in quasi tutti gli ecosistemi marini, d’acqua dolce e terrestri, ma raramente si conservano nel registro geologico. Prima di questo ritrovamento, l’unico esempio ampiamente accettato era rappresentato dalle uova rinvenute nelle feci fossilizzate di squali del Permiano.
Il registro fossile dei vermi solitari è estremamente limitato a causa della natura dei loro tessuti molli e degli habitat endoparassitari, il che ha ostacolato notevolmente la comprensione della loro evoluzione precoce. Bo Wang, il principale ricercatore dello studio che ha descritto questa scoperta, ha sottolineato che il suo team ha finalmente riportato alla luce il primo fossile di un verme solitario. Inoltre, si tratta probabilmente del fossile di un verme piatto più convincente mai scoperto.
Il parassita preistorico, conservato nell’ambra del Cretaceo medio di Kachin, nel nord del Myanmar, presenta somiglianze con i vermi solitari che ancora oggi infettano pesci come razze e squali. I ricercatori ipotizzano che questo piccolo organismo potesse svolgere la stessa funzione parassitaria, ma sorge la domanda su come un parassita marino sia finito intrappolato nell’ambra.
Anche se non esiste una risposta definitiva, il team ha avanzato una possibile spiegazione. I vermi solitari sono endoparassiti, vivono all’interno dei loro ospiti. I Trypanorhynchs, il gruppo a cui appartiene il verme scoperto, sono parassiti intestinali che si nutrono delle viscere dei loro ospiti. Poiché il fossile è stato trovato in un ambiente costiero, si presume che il verme potesse trovarsi all’interno delle viscere di un elasmobranchio arenato da una marea o da una tempesta.
Il pesce sfortunato potrebbe essere stato predato da un animale terrestre, forse un dinosauro, che ha strappato il tentacolo del verme liberandolo e permettendogli di rimanere intrappolato nell’ambra. Gli autori dello studio sottolineano che si tratta di un’ipotesi speculativa, ma che la verità potrebbe superare di gran lunga la nostra immaginazione.
Nonostante la rara conservazione di un verme solitario nell’ambra, lo studio evidenzia il potenziale di questo materiale nel catturare dettagli sorprendenti della vita nel passato remoto. Gli autori concludono che l’ambra ha la capacità di conservare anche le strutture interne dei vermi parassiti, sottolineando l’importanza della ricerca sull’ambra in ambito paleoparassitologico. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Geology.
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