Microplastici nell’acqua: come proteggere la salute con un gesto quotidiano

Una foto che mostra uno scatto subacqueo in cui ci sono centinaia di pezzi di plastica piccoli di diversi colori che galleggiano in una foschia acquosa. C'è un leggero raggio di luce che entra ad un angolo in alto a sinistra che illumina alcuni di essi.
Nano e microplastica sono ovunque ora, quindi come possiamo cercare di evitare di consumarne di più? Beh, i ricercatori hanno una soluzione semplice. (Dotted Yeti/Shutterstock. )

I microplastici sono diventati una delle principali preoccupazioni a livello globale, poiché l’impatto dell’inquinamento plastico si estende a ogni angolo del nostro ecosistema. Questi frammenti di plastica, inclusi i nanoplastici, sono ormai onnipresenti, presenti ovunque dal profondo dell’oceano alle vette delle montagne, persino nel ghiaccio antartico e nell’atmosfera. La loro diffusione ha sollevato serie preoccupazioni per la salute umana, poiché sono stati individuati nei nostri cibi, negli organi interni e persino nella placenta.

Recenti scoperte hanno evidenziato la presenza di microplastici nei depositi di grasso arterioso, suggerendo un potenziale legame con problemi cardiaci e ictus. Questa diffusione incontrollata di plastica nell’ambiente e nel nostro corpo richiede azioni concrete per mitigare i rischi associati.

Un’interessante soluzione pratica è emersa da uno studio condotto da Eddy Zeng dell’Università di Jinan, Cina, e il suo team. Hanno dimostrato che bollire l’acqua del rubinetto per cinque minuti può rimuovere oltre l’80% dei contaminanti di plastica, offrendo un metodo semplice ed economico per ridurre l’esposizione ai micro e nanoplastici attraverso l’acqua potabile.

La ricerca ha evidenziato che bollire l’acqua potrebbe favorire l’adesione dei microplastici al calcare presente nell’acqua dura, rendendo il processo particolarmente efficace in queste condizioni. Anche se la bollitura può ridurre la presenza di plastica in qualsiasi tipo di acqua, è risultata particolarmente efficace in quelle con un alto contenuto di calcio.

Nonostante questa soluzione possa contribuire a ridurre l’esposizione ai microplastici attraverso l’acqua potabile, esperti come Caroline Gauchotte-Lindsay dell’Università di Glasgow suggeriscono che modifiche più sostenibili nei processi di trattamento dell’acqua potrebbero essere fondamentali per limitare la diffusione di micro e nanoplastici in generale.

Lo studio, pubblicato su Environmental Science & Technology Letters, fornisce un’importante prospettiva su come affrontare il problema crescente dei microplastici nell’approvvigionamento idrico e sottolinea la necessità di azioni preventive a livello globale per proteggere la salute umana e l’ambiente.

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