Il 2023 è stato l’anno in cui il fenomeno del “phubbing” ha preso piede. Questo comportamento irritante ha suscitato fastidio in molte persone, sia in situazioni intime che meno intime. Ora, la ricerca suggerisce che coloro che vengono “phubbed” possono sperimentare una maggiore solitudine e stress mentale. È quindi importante smettere di giocare con il telefono e dedicare più attenzione alle persone che ci circondano.
Per chi potrebbe non essere familiare con il termine, il “phubbing” si riferisce alla pratica di giocare con il proprio telefono anziché interagire con le persone di persona. Il termine è stato coniato nel 2012 e deriva dalla combinazione delle parole “phone” e “snubbing”. È un’abitudine facile da acquisire, considerando quanto siano diffusi i telefoni nella nostra vita quotidiana. Nel 2021, si stima che ci siano circa 5,3 miliardi di utenti di smartphone in tutto il mondo. L’esplosione dei telefoni e delle loro funzionalità ha cambiato radicalmente il modo in cui ci comunicano e interagiamo tra di noi. Questo ha portato a molte conseguenze positive, ma ci sono anche aspetti preoccupanti, come il “phubbing”.
Ricerche precedenti hanno dimostrato che il “phubbing” può avere un impatto negativo sulle relazioni personali, soprattutto per coloro che vengono “phubbed”. Una ricerca condotta in Romania ha dimostrato che i destinatari di questo comportamento possono sperimentare una serie di sentimenti negativi, tra cui frustrazione, isolamento sociale e minore soddisfazione nella vita. Gli autori dello studio volevano esplorare l’impatto del “phubbing” sui destinatari, poiché la maggior parte degli studi precedenti si è concentrata sugli autori di questo comportamento antisociale. Gli autori ipotizzavano che un maggiore “phubbing” sarebbe stato associato a un maggiore disagio psicologico e minore soddisfazione nella vita. Credevano anche che i destinatari potessero sentirsi più soli, il che avrebbe portato a un maggiore disagio psicologico e minore soddisfazione nella vita. La solitudine è un aspetto nuovo di questa ricerca, poiché non è stata ancora esplorata in dettaglio. Tuttavia, studi precedenti hanno suggerito che la solitudine può essere collegata al “phubbing” e che può mediare il legame tra il “phubbing” e l’uso eccessivo dei social media, che a sua volta è associato a un maggiore disagio psicologico.
Lo studio ha coinvolto 720 adulti rumeni, con un’età compresa tra i 18 e i 77 anni. I partecipanti hanno completato valutazioni per misurare i loro livelli di depressione, ansia e stress, nonché la soddisfazione nella vita, il grado di “phubbing” subito, il tempo trascorso sui social media e i livelli di solitudine. I risultati hanno confermato che una maggiore esposizione al “phubbing” era associata a un maggiore disagio psicologico e solitudine. Curiosamente, non è stata trovata una correlazione diretta tra “phubbing” e soddisfazione nella vita, ma coloro che si sentivano più soli erano più propensi a segnalare una minore soddisfazione nella vita e livelli più alti di disagio psicologico. Questi risultati supportano le ipotesi formulate dagli autori.
In conclusione, questo studio contribuisce alla nostra comprensione degli effetti del “phubbing” sia sugli autori che sui destinatari. Sottolinea l’importanza di affrontare l’uso eccessivo dei dispositivi digitali nelle relazioni interpersonali e la necessità di comprendere meglio gli effetti di tali comportamenti per sviluppare interventi efficaci. È importante notare che lo studio ha alcune limitazioni e che ulteriori ricerche sono necessarie per esplorare le relazioni causali tra “phubbing” e solitudine, nonché per identificare meccanismi e fattori protettivi che possono influenzare la salute mentale.
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